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Lealtà! Caffè del 15 dicembre

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Il Pd fa notizia, viva il Pd? Ma cos’è oggi, il partito di Renzi?Secondo Giannelli la sigla può voler dire Pd, Proprietà democratica! O , se si pensa a Civati, Pd Pippo dissidente. Meno male che qualcuno fa dell’ironia, perchè dei titoli muscolari sull’inflessibile volontà di potenza del premier e sulle trame oscure ordite dal D’Alema, o dalla Bindi a lui abbinata, immagino, solo per ragioni anagrafiche, i lettori dovrebbero ormai averne le tasche piene.

E tuttavia la Stampa esulta. “La sfida di Renzi: basta diktat”. Repubblica, “La sfida di Renzi. Non accetto diktat, con l’Ulivo persi 20 anni”. Questo in prima, ma a pagina 4 i toni cambiano: “Buon Natale, dopo gli insulti arriva l’ora della tregua”. Già, perchè davanti a Civati e Fassina che gli hanno detto di non temere le elezioni, davanti a Bersani e D’Alema che non sono venuti, comunicandogli che la sua maggioranza delle primarie o si confronta con la gente in carne e ossa, o non esiste, il segretario ieri non ha neppure messo ai voti la sua relazione. Prova di forza evitata.

Solo il Corriere prova a informare già dal titolo di prima pagina, “Corsa al colle, prime scintille”. Perchè proprio ieri Silvio Berlusconi se n’è uscito dicendo che nel patto del Nazareno rientra -naturalmente- anche la condivisione del prossimo Presidente della Repububblica. Allora è questo il punto! Renzi pretende dai deputati del Pd che tacciano sia sulla scelta dell’arbitro, sia sulla legge elettorale, per potere meglio trattare, per sventolare sotto il naso di Berlusconi lo spauracchio del Grillo o di una legge contro corruzione e prescrizione seria – quella di cui si parla invece è, come rileva Casson, “timida” ed è stata neppure scritta da Alfano lo ha detto ieri a Lucia Annunziata- ma dallo stesso Renzi.

La politica delle mani libere. Ma l’assemblea democratica che Serracchiani, Nicodemo eretroscenisti avevano presentato come una sfida all’OK Corral, com’è andata? Scrive il Corriere: Scontro all’assemblea dei Democratici, ma lo strappo non c’è”.  Subito dopo, il Corriere ritorna sul decisionismo del premier deciso a non tornare “al passato”. “L’Ulivo? Abbiamo perso 20 anni”. Un attimo dopo è però partito un “invito inatteso del segretario: caro Prodi vediamoci”, lo scrive la Stampa.

Basta con la politica politichese. Renzi vuole fedeltà dal suo partito? Ha ragione da vendere. Però anche il suo partito – e comunque ogni singolo parlamentare, dato che si tratta del premier- ha diritto di chiedergli, a sua volta, lealtà. Perchè non c’era nel suo programma, nè per le primarie nè per le europee, che una volta al comando avrebbe ignorato una così vasta protesta operaia e sindacale contro il jobs act. Non c’era nel  programma, nè in nessun tratto della storia della sinistra italiana, un combinato disposto legge elettorale – riforma costituzionale che ridurrebbe il nostro paese a una landa nelle mani di un uomo solo, come la Turchia in quelle Erdogan, che sieri ha fatto arrestare giornalisti e intellettuali, o la Russia in quelle di Putin. Lealtà, ma reciproca.

Infine il sondaggio di Pagnoncelli. IL 75% degli intervistati ritioene che le responsabilità della vergogna di Roma siano di “tutti più o meno ugualmente”. Renzi farà pulizia? il 43% ritiene che no, il 36% che si impegnerà senza successo.

Da corradinomineo.it


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