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La vergognosa risposta del mondo alla crisi dei rifugiati siriani

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Se c’è una crisi cui, nel 2014 e anche in precedenza, il mondo ha mancato di dare una risposta adeguata, è certamente quella dei rifugiati siriani. Tre milioni e 600.000 persone fuggite dalla Siria si trovano nei cinque principali paesi dell’area: Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. A meno del due per cento di loro, il resto del mondo ha offerto protezione dall’inizio della crisi, attraverso il reinsediamento.

L’obiettivo del reinsediamento dovrebbe essere quello di alleviare l’onere sui paesi maggiormente coinvolti dall’afflusso di rifugiati (che, va ricordato, sono sempre quelli confinanti), garantendo una loro distribuzione più equa e solidale da parte di paesi meglio attrezzati dotati di maggiori risorse. Si pensi al peso che sta ricadendo sul Libano, dove l’afflusso dei rifugiati siriani ha incrementato la popolazione del 26 per cento. Il numero dei rifugiati ospitati in questo paese è 715 volte superiore a quello dei siriani che hanno ottenuto asilo o reinsediamento nell’Unione europea negli ultimi tre anni.

Gli stati del Golfo – tra i quali figurano alcuni dei paesi più ricchi del mondo e che condividono coi rifugiati siriani legami linguistici e religiosi – non hanno offerto un solo posto per il reinsediamento. Lo stesso hanno fatto Russia e Cina. Se si esclude la Germania, il resto dell’Unione europea – in preda a ingiustificate paure sull’aumento dell’immigrazione – si è impegnata a reinsediare un risibile 0,17 per cento dei rifugiati. Negli ultimi tre anni, il numero effettivo dei siriani che hanno raggiunto l’Europa per chiedere asilo è stato di circa 150.000 persone, grosso modo quello dei siriani che in una sola settimana di settembre sono entrati in Turchia per fuggire all’avanzata dello Stato islamico sulla città di Kobane.

All’interno dell’Unione europea, Svezia e Germania ospitano il numero maggiore di richiedenti asilo siriani. Negli ultimi tre anni, questi due paesi hanno ricevuto 96.500 nuove richieste di asilo, il 64 per cento di quelle presentate complessivamente nell’Unione europea. Inoltre, i posti per il reinsediamento che la Germania si è impegnata a mettere a disposizione rappresentano quasi la metà del totale. Se si esclude la Germania, i cinque paesi più grandi dell’Unione europea (Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Polonia) si sono impegnati a offrire appena 2000 posti, ossia lo 0,001 per cento della somma delle loro popolazioni.

I rifugiati più bisognosi, per i quali il reinsediamento sarebbe necessario e urgente, sono 360.000, il 10 per cento del totale. Si tratta di sopravvissuti alla tortura, minori non accompagnati e persone in gravi condizioni di salute. Ad agosto, solo 7000 rifugiati bisognosi di reinsediamento secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati erano effettivamente giunti nei paesi di destinazione.

Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto alla comunità internazionale di garantire entro la fine del 2015 che almeno la metà dei rifugiati più vulnerabili, ossia 180.000 persone, sia reinsediata. Ce la farà il mondo a prendersi sulle spalle le sorti e la vita di un minuscolo 5 per cento dei rifugiati siriani?


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