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La Sinistra ai tempi del colera

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La sinistra ai tempi del colera è caratterizzata da una politica viziosa, contaminata da una costumanza sempre più lontana dai diritti, soprattutto quelli della parte più irresoluta della nostra società. Una sinistra che ha smarrito la propria identità e la propria cultura, una sinistra che ha abbandonato i sindacati per Confindustria, che preferisce l’alleanza con Alfano alla coalizione con Sel; una sinistra povera, depauperata dal significato storico che ha simboleggiato, per anni, la speranza e la fiducia della classe operaia e intellettuale italiana.
Una sinistra liberale, che ha perso anche la più piccola ispirazione marxista e ha smarrito, sotto il peso del Muro di Berlino, il sogno di erigere un mondo completamente nuovo e diametralmente opposto a quello capitalista. Con il “nuovo PD” troviamo un modo di intendere la politica che non è del tutto inedita nel panorama politico attuale. La nuova sinistra percorre e propone gli stessi termini di linguaggio, la stessa avversione ai corpi intermedi e l’identico assillo per l’aspetto esteriore che ricalca nei modi e nei luoghi il berlusconismo. Il partito è avvertito dai suoi dirigenti nazionali come un peso e non come una straordinaria opportunità per associare milioni di persone in un progetto, una visione comune di società.
Si corre così il rischio che il partito cambi forma e funzione sociale diventando – di fatto – uno spazio nel quale ognuno reclama la propria fetta, con un centralismo democratico che fa in modo che, chi detiene la fetta più ampia, comandi. Questa concezione di partito-spazio è una visione che non può portare, né governabilità, né una visione comune di ciò che si vuole per il paese, presupposto fondamentale per chiunque aspiri a governarlo e riformarlo morigeratamente.
Moretti rilascia un’intervista in cui ci racconta di andare ogni settimana dall’estetista, di saper cucinare e cantare, di avere gli occhi blu e di essere brava a fare tutto; queste dichiarazioni sono il sintomo di una sinistra che ha smarrito se stessa e il modo di reinterpretare la propria cultura politica. Un’intervista, quella della Moretti, che sembrava più il confessionale del grande fratello che un’intervista di un politico esperto e con una vastissima esperienza qual è Alessandra Moretti.
Una sinistra ai tempi del colera quindi, un colera metaforico ma non meno drammatico, in cui alla disidratazione della sinistra si aggiunge un totale smarrimento della propria funzione sociale e del proprio ruolo all’interno dei rapporti economici di classe, incompatibili e opposti. Sullo sfondo un paese allo stremo e a limite della crisi economica, culturale, sociale, in cui una forza di governo formata da una sinistra non depauperata di stessa è l’unica possibilità prima del deflaut politico, sociale e culturale.


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