Condividiamo con tutti il ricordo dell’uomo e del giornalista Roberto Morrione scritto da Beppe Giulietti. Il testo sarà uno dei contenuti speciali della copertina interattiva del volume “La fabbrica dei mostri- storie di ordinaria schiavitù” (Kogoi Edizioni) che verrà presentato venerdì 5 dicembre alle ore 16.00 a Roma nell’ambito di PiùLibri PiùLiberi, la fiera della piccola e media editoria. Il volume è nato dalla partnership tra il Premio Roberto Morrione e Kogoi Edizioni. Dal 2014, per i vincitori del Premio infatti si è aggiunta anche la preziosa opportunità di pubblicare la propria inchiesta nella collana “fuoristrada” della casa editrice. Cogliamo l’occasione per ricordare che il nuovo bando è online e la scadenza per le candidature è fissata per il 15 dicembre 2014.
Roberto Morrione, 1941-2011
Chi era Robero Morrione? Un grande professionista? Un giornalista colto e sensibile?
Un direttore tenace e sempre pronto ad inseguire la notizia? Un cittadino che amava la legalità e la Costituzione? Uno che stava dalla parte degli ultimi, degli ” Scarti umani” per usare una espressione cara a Papa Francesco?
Roberto, l’uomo con il baffo, era tutte queste cose, ma soprattutto é stato una persona carica di passioni civili ed etiche, uno al quale si potrebbe applicare una citazione classica tratta da Terenzio: ” Homo sum, nihil humani a me alienum puto..”, sono un uomo e nulla della umanità mi é estraneo.
In questo senso compartecipava di quell’umanesimo integrale che aveva segnato la parte migliore della cultura nazionale dalla classicità al Rinascimento, sino a quelle lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana ed europea, che Roberto amava leggere e rileggere e che avevano caratterizzato la sua formazione culturale, civile, professionale e politica.
La poliedricità dei suoi interessi non consente di spezzare la sua figura in tante vite parallele, in quadri giustapposti e statici, perché ognuna delle sue stagioni é fortemente compenetrata nelle altre, senza soluzione di continuità.
Il Morrione giornalista non faceva sconti a nessuno, neppure ad ” Amici e compagni”, per usare un’espressione di altre stagioni, <una notizia é una notizia>, ripeteva sempre, <il nostro dovere é darla, renderla comprensibile al pubblico, contestualizzarla, non dimenticando mai di scavare in profondità, di esaminare tutti i nessi possibili..>.
Per questo era esigente, in primo luogo con se stesso, detestava superficialità, contrastava, anche nelle scelte politiche e sindacali, la sciatteria, la banalità, l’attaccare il carro dove vuole il padrone di turno, chiunque fosse, e di qualsiasi colore fosse il proprietario del carro.
Furono Lui e i suoi collaboratori al Tg1, e non era certo facile, a portare alla luce gli intrecci tra loggia P2, traffico d’armi, servizi deviati e non esitarono a sfidare i poteri costituiti e a subire la reazione del censore politico ed aziendale.
Quella squadra non esitò ad indagare anche su mafia, mafiosi e protettori politici che, non a caso, si scatenarono di nuovo, quando da direttore di Rai News 24 decise di mandare in onda l’ultima intervista al giudice Borsellino, quella nella quale, poco prima di essere ammazzato, il coraggioso magistrato puntava il dito sui nuovi potenti e sulle immonde trattative in atto.
Pure in quella occasione fu sottoposto ad ogni tipo di attacco e di ingiuria e, come sempre, rispose con le armi della professionalità, del rigore, del coraggio di chi sa di avere fatto la scelta giusta: quella di garantire ai cittadini il diritto ad essere informati.
Prima di lasciare la Rai, per raggiunti limiti di età, chiese alla sua azienda di realizzare una struttura interamente dedicata al giornalismo di inchiesta e di promuovere una squadra capace di illuminare i misteri d’Italia e di formare le future generazioni di cronisti, ma quelle proposte restarono in un cassetto.
Allora Roberto decise di realizzarlo Lui questo sogno e decise di mettere la sua vita al servizio di Libera, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti, ed insieme ad un gruppo di ” Amici e compagni”, fondò Libera informazione: un luogo di discussione, di azione, di formazione, di contrasto quotidiano contro censure, bavagli, intimidazioni verso i cronisti.
Giorno dopo giorno, insieme alla sua compagna di lotte e di vita Mara Filippi, e ad una redazione povera di mezzi e ricca di passioni, ha percorso l’Italia contribuendo a tenere desta la coscienza civile in una stagione di grande degrado etico e civile.
Questa passione lo ha accompagnato sino alla fine, superando persino la crudeltà della malattia che lo ha piegato nel corpo, ma non nello spirito.
Qualche giorno prima di morire, dal letto dell’ospedale, ci dava appuntamento alle prossime battaglie da condurre con Libera informazione e con Articolo 21, le due associazioni alle quali aveva dedicato tanta parte delle sue energie.
” Odio gli indifferenti..” , aveva scritto nel 1917 Antonio Gramsci, pensatore e politico tanto amato da Roberto, e pochi come Lui hanno davvero dedicato la vita agli altri, sino all’ultimo istante e senza piagnistei.
Noi che lo abbiamo incontrato, siamo stati davvero fortunati!
Beppe Giulietti