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Il più grande flop dei governi italiani

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Uno dei più grandi flop della ultra-cinquantenaria storia nazionale di questo Paese- 153, per la precisione-si è registrata nel 2010 ed ha avuto come protagonista un  collega, professore di Economia Politica (per lo più in aspettativa per impegni e incarichi politici)che risponde al nome di Renato Brunetta  e che è stato per alcuni anni-prima di andare in pensione nel 2009- ministro per la  Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nel quarto governo Berlusconi, dal 2008 al 16 novembre 2011 e che è attualmente in servizio effettivo quale capogruppo dei deputati di Forza Italia e del Popolo della Libertà alla Camera dei Deputati.

Ora finalmente le Poste Italiane o meglio l’Agenzia per l’Italia digitale che ha il dovere in questi casi di inter venire sulla decisione politica già assunta dal governo nazionale  hanno deciso di mandare in pensione la posta elettronica certificata (altrimenti nota con il doppio no me di  Cec-Pac )che il geniale politico-economista presentò a Roma in una sontuosa conferenza-stampa nella primavera 2010 come “la più grande rivoluzione culturale mai prodotta in questo paese” e annunciò come un indirizzo di posta elettronica certificata da utilizzarsi per dialogare esclusivamente con la pubblica amministrazione e perciò subito battezzato come Pec del cittadino” per distinguerlo dalla sua sorella maggiore Pec valida per ogni ogni genere di comunicazione elettronica.

Forse era possibile prevedere-conoscendo alcuni italiani  il Paese meglio di come  lo conoscono altri esperti reclutati dall’uomo di Arcore- che l’innovazione non avrebbe stimolati molti ad utilizzarla ma sono passati quattro anni senza che nessuno intervenisse e mettesse fine all’ennesimo progetto che si è rivelato ormai di mala-innovazione e  fermare l’inutile sperpero di risorse pubbliche. L’agenzia per l’Italia digitale così soltanto ieri ha annunciato l’avvio per la dismissione  della Cec-Pac e  soprattutto ha dato i numeri del flop annunciato, numeri che fanno capire e danno la misura di quello che è stato in questi anni uno dei più grandi buchi nell’acqua fin qui realizzato all’ombre dell’obbiettivo che pochi rifiutano, come è naturale, della digitalizzazione del Paese.  In oltre quattro anni, per dare qualche cifra, soltanto due milioni di italiani hanno richiesto l’accettazione di un indirizzo di un indirizzo di Cec-Pac  e solo poco più di un milione  ha attivato tale indirizzo e appena il 20 per cento di quel milione lo ha utilizzato per trasmettere più di una comunicazione.

Insomma meno di duecentomila cittadini lo hanno richiesto. Inoltre l’Agenzia per l’Italia digitale  non rende noto nel suo comunicato-stampa di ieri a quanto ammonti la cifra spesa dello Stato per la realizzazione del progetto, per la sua implementazione e gestione ma informa della circostanza che, grazie alla decisione di mandare in soffitta la Cec-Pac si risparmieranno diciannove milioni di euro, un numero che fa capire da solo quanto si sia speso inutilmente in questi anni per la grande innovazione brunettiana.

Nel comunicato dell’Agenzia Digitale si aggiunge anche che i diciannove milioni di euro risparmiati potranno es sere investiti in nuovi servizi per cittadini e imprese co me, ad esempio, la realizzazione di “Italia-Login”, “la casa online dei cittadini , della quale, se non abbiamo capito male, si incomincia a parlare con sempre maggiore insistenza. Per l’ideatore dell’innovazione del 2010, il bilancio è quello che è; c’è da sperare piuttosto che, trattandosi di soldi pubblici, ci sia in futuro  maggior cautela a inno vare partendo da formule astratte non adeguatamente sperimentate.


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