Il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella conferenza di fine anno al Quirinale ha dichiarato che non c’è nessuna preoccupazione per la successione e di sè stesso ha detto che è meglio essere arrogante che disertore e che, a proposito della corruzione, non farà sconti ai supermercati. Il 2014- ha dichiarato il presidente del Consiglio -è stata una rivoluzione copernicana in cui ha cambiato il ritmo della politica: la pubblica amministrazione, il fisco, la pubblica amministrazione e la scuola. Ed è il governo-ha dichiarato il presidente del Consiglio che “ha fatto più leggi che riforme”. Non solo: ha anche dichiarato che, dopo Napolitano, potrà esserci un tecnico che ne abbia le qualità necessarie. Ma, come se ne fosse consapevole, ha dovuto verificare che il senatore di Scelta Civica Pietro Ichino, esperto di diritto del Lavoro, continua ad insistere facendo presente che, nella seduta del 23 dicembre 2014, alla presenza dei ministri Madia e Poletti che- adesso- si sono dichiarati contrari alla norma. Ichino racconta che il 23 dicembre scorso, alle 19 e O2, l’ultima bozza del decreto sfornata dai tecnici ministeriali contiene un terzo comma dell’articolo 1 che recita testualmente così: “La disciplina di cui al presente decreto legislativo non si applica ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001,n.165. ” E ricorda che un messaggio venne inviato immediatamente a una dozzina di esponenti del partito e della maggioranza per evitare successivi equivoci. Il messaggio recitava così come a desso riportiamo: “E’ semplicemente assurda l’esclusione dei nuovi assunti nelle amministrazioni pubbliche dalla nuova disciplina. Tredici anni nel Testo Unico sul pubblico impiego, si è stabilito che, escluse assunzioni e promozioni, per ogni altro aspetto-salvo eccezioni rispondenti a esigenze particolari-il rapporto di pubblico impiego deve essere assoggettato alle stesse regole del rapporto di lavoro privato.
“Il giorno dopo-dichiara ancora Ichino- fra l’una e le quattro il Consiglio dei ministri approva un testo del decreto nel quale il comma 3 dell’articolo 1 non c’è più. Alla seduta di cui parliamo partecipano anche Giuliano Poletti e Marianna Madia. Infine Ichino conclude il suo scritto precisando:” il 27 dicembre gli stessi due ministri dichiarano alla stampa che i nuovi rapporti nel settore pubblico devono essere esclusi dall’applicazione della nuova normativa. Evidentemente hanno cambiato idea ma dovranno convincerne il governo e il resto della maggioranza.” Non c’è che dire :la vicenda è tutt’altro che chiara e dobbiamo sperare che i responsabili, a cominciare dal presidente del Consiglio,vogliano chiarirla al più presto.