Il Senato delle autonomie non avrà i cinque senatori nominati direttamente dal Presidente della Repubblica. Due emendamenti fanno andare sotto il Governo. 22 i voti che hanno detto si, 20 quelli che hanno detto no. Succede tutto in Commissione Affari Costituzionali. Una maggioranza anomala con la minoranza Dem che unisce i propri voti a quelli del Sel, Lega Movimento Cinque Stelle e un pezzo di Forza Italia. Un voto tecnico, dice Alfredo D’Attorre. Il Ministro per le riforme Maria Elena Boschi interviene subito. Definisce quel voto una sorta di incidente di percorso. L’ultima parola spetterà alla Camera, convinta che lì si sapranno rimettere a posto i cocci. Ma il Pd, che vorrebbe portare a casa dalla Camera una riforma con ben poche modifiche rispetto a quanto già votato al Senato, un po’ vede rosso. Le opposizioni, invece, rispondono per bocca di Stefano Quaranta, di Sinistra Ecologia e Libertà. E’ stato un voto contro l’arroganza di questo Governo.
Ma la crisi, dentro il Pd, è evidente. Roberto Giachetti, vice presidente Dem della Camera ci va giù duro. “A che servono i nemici se ci sono amici di questo genere”. Una sorta di rivisitazione del “Dagli amici mi guardi Iddio che dai mi guardo io”. Non sarà proprio così ma più o meno il senso è questo. E poi aggiunge, nel twit: “elezioni subito”.
E’ più duro Emanuele Fiano, Capogruppo in Commissione. I nove dissidenti del Pd che hanno votato contro il parere del Governo sono un risultato pesante da digerire. Una dichiarazione morbida la sua
Anche se poi aggiunge che non riesce a capire che cosa ci sia nella testa di chi fa parte della minoranza. Insomma, un segnale che va a Matteo Renzi che, in serata, interviene. “Pensano di intimidirci, ma non mi conoscono: credono di mandarci sotto per far vedere che esistono, anche a costo di votare con Grillo e Salvini”. Così Matteo Renzi ai suoi. “Non vale la pena di arrabbiarsi – dice – andiamo avanti, c’è un Paese da cambiare. Oggi abbiamo lavorato sull’Ilva, altri preferiscono giochetti parlamentari”.
Matteo Salvini tenta di portare casa il risultato come successo della Lega. Forza Italia si divide. Il Presidente della Commissione Francesco Paolo Sisto e Laura Ravetto votano col Governo; Maurizio Bianconi con le opposizioni e stigmatizza: “Il Patto del Nazareno sta uccidendo la democrazia”. E con lui ci sono da Gasparri a Capezzone. In 17 avevano firmato quell’emendamento che poi è passato, insieme a quello di Sel.
Ma questa è stata anche la giornata in cui il Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano all’Accademia dei Lincei denuncia “il grave decadimento” alla luce anche dell’inchiesta di Roma e mette in guardia: “Serve una risposta urgente e una larga mobilitazione per mettere in crisi le posizioni distruttive ed eversive”. La replica di Beppe Grillo: è un paradosso: “Lo denunciamo per vilipendio al M5S”. Napolitano aveva infatti detto che la politica deve recuperare la moralità ma l’antipolitica è una patologia eversiva.
Ed è anche lo scontro tra antipolica e antipolitica. Matteo Salvini VS Beppe Grillo: “Il referendum consultivo sull’Euro in un Paese che non tiene conto nemmeno del voto dei referendum abrogrativi non serve a nulla”.
E a lui risponde Grillo.
Intanto, sul fronte elettorale, l’Italicum 2.0 entrerà in funzione solo nel 2016. Se si andrà prima al voto (ma tutti dicono di no) si andrà con il Consultellum. A meno che l’emendamento del Pd per il ritorno al Mattarellum non venga approvato. E Renzi vola in Turchia, da un campione della difesa della Libertà: Erdogan. Buon viaggio!