Credo sia abbastanza inutile tentare di spiegare chi era Benigno Zaccagnini (scomparso il 5 novembre di 25 anni fa, ndr) – con quel nome visti quelli dei suoi predecessori, a cominciare da Alcide, poteva solo diventare segretario della Democrazia Cristiana! -. Lo hanno fatto osservatori molto più importanti di me da molti anni.
Allora tenterò di ricordarlo con un episodio personale che ne svela la profonda umanità.
Era il 1977,ero appena stato assunto a “Il popolo” storico quotidiano della Dc e avevo avuto l’incarico di raccontare la nascita,l’organizzazione e lo svolgimento della prima festa dell’amicizia (il contraltare delle feste dell’Unita’).
La direzione del giornale decise di stampare un supplemento quotidiano locale per i 4 giorni della festa a Palmanova.
Arrivammo in Friuli in 7/8 redattori per realizzare questo supplemento.Si stampava nella tipografia del Messaggero Veneto e il suo direttore Vittorino Meloni era stato il primo in Italia a realizzare la stampa “a freddo” quando ancora si imponeva il piombo.
Eravamo pieni di entusiasmo,realizzammo i primi tre supplementi – a colori,una cosa incredibile in quei giorni! – e il quarto giorno dovevamo annunciare l’arrivo di Zaccagnini per la chiusura.Riunione di redazione e si decide che quel numero debba essere quasi un manifesto da sventolare davanti al segretario.C’era un problema:Zaccagnini era un cognome troppo lungo per la testata.Da uno di noi arrivo’ – timidamente,molto timidamente – l’idea.”Tutti lo chiamano Zac,facciamolo pure noi”.Subito l’osservazione:”Si e a Gilmozzi – che era il direttore del Popolo – chi lo dice? Ma come: Il popolo che scrive Zac del suo segretario!”.
Lungo confronto e poi la soluzione: il nostro supplemento arriverà’ a Roma soltanto domani – spiego’ il nostro caporedattore anziano – rischiamo,ma tra noi deve esserci un patto di ferro perché a Roma nessuno dovrà sapere quello che stiamo per fare.
Inutile dire che quel giorno Palmanova accolse Zac con un mare di manifesti: ARRIVA ZAC era il titolo nella mani di migliaia di giovani e il segretario,dopo il comizio,ci venne a trovare per ringraziarci e per nulla offeso per la licenza che ci eravamo presi. Perché questo era Zaccagnini:un uomo normale,onesto,rigoroso prestato alla politica per ricordarle le ragioni della sua esistenza.
Quando tornammo a Roma,terrorizzati,trovammo invece un Gilmozzi che ci aspettava a braccia aperte.”Avete sdoganato Zac.Grazie perché da oggi abbiamo un problema in meno:effettivamente Zaccagnini e’ troppo lungo”.
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