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“Vogliamo l’antimafia al Parlamento Europeo”, quasi 50mila firme raccolte in pochi giorni

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Quasi cinquantamila firme raccolte in pochi giorni dalla petizione lanciata  da Centro Pio La Torre, Articolo 21 e  Liberainformazione  al Parlamento europeo affinché dia all’UE una politica e una struttura giuridica e amministrativa per combattere le mafie e le criminalità organizzate in generale (adesioni su www.piolatorre.it). Tra le firme anche quella del Presidente Crocetta, della Cgil e della Confindustria siciliane e di tanti cittadini italiani. Un altro obiettivo dei promotori è di estendere ai cittadini dei paesi Ue la petizione, sempre  tramite Change.org, perché al Presidente Schulz possano essere consegnate decine di migliaia di firme di cittadini di tutta l’UE.

La questione della criminalità organizzata, della corruzione, del riciclaggio affligge, seppur in misura diversa, l’intero pianeta, come hanno riconosciuto l’ONU e il Parlamento UE a conclusione della sua settima legislatura. Nasce da ciò la richiesta dei firmatari della petizione per una legislazione europea d’indirizzo per armonizzare le norme penali, di ogni paese, d’incriminazione della partecipazione a un’organizzazione criminale, anche di stampo mafioso; di accrescere le forme di cooperazione e collaborazione per contrastarle; di uniformare le norme e le misure di contrasto dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e corruzione. Queste misure, non più rinviabili, impongono l’istituzione di una Commissione Parlamentare Antimafia e anticorruzione, di una Procura europea Antimafia sulla scorta della lunga esperienza italiana forgiata da tante delitti e stragi politico mafiose e da tante lotte sociali e politiche antimafie risalenti al XIX secolo.

C’è da comprendere fino in fondo perché nell’attuale modello di capitalismo globalizzato e finanziarizzato si siano potute espandere le criminalità organizzate tra le quali ha fatto scuola il modello mafioso italiano contraddistinto dal rapporto, cementato dalla corruzione, con la politica, le istituzioni, l’economia e la società. Una maggiore consapevolezza politica del Parlamento, della Commissione e del Consiglio sulla limitazione dei diritti dei cittadini europei a causa della presenza mafiosa sicuramente agevolerà le decisioni politiche e legislative. Il peso dell’economia criminale, oltre ogni stima quantitativa, favorisce la diseguaglianza. In un mondo in cui poche migliaia di uomini possiedono più di quanto dispongono miliardi di persone, i mezzi illeciti di accumulazione della ricchezza, compresi quelli delle criminalità organizzate, hanno trovato le porte del mercato spalancate. L’hanno denunciato e documentato l’ONU, gli osservatori internazionali sulla corruzione e la criminalità, l’UE. La crisi del sistema economico che dal 2008 affligge il mondo ha favorito l’espansione delle diseguaglianze e delle criminalità organizzata. Di quest’ultima la recessione ne ha potenziato il potere di penetrazione corruttiva nel mercato e di controllo della spesa pubblica.

Anche per tale considerazione, nel momento in cui si avvia il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali e si profila la possibilità di nuovi investimenti per la flessibilità del Patto di stabilità prefigurato dal nuovo Presidente della Commissione Junker, occorre perfezionare la vigilanza e i filtri anticorruzione e antimafiosa coinvolgendo il controllo sociale. La stessa prossima vetrina dell’Expo2015 potrà essere usata per mettere in mostra anche i successi e i primati raggiunti dall’antimafia sociale, politica e istituzionale, regionale e nazionale, quale esempio di avanguardia, ma certamente da migliorare.

Nei prossimi incontri di Palermo dei paesi euro mediterranei e dei ministri dell’agricoltura europei tali tematiche potranno essere discusse per un impegno comune nel Mediterraneo e in Europa dell’UE non essendo separabili le politiche di sviluppo dal contrasto alle forme illegali che calpestano i diritti delle genti siano migranti o lavoratori o imprese rispettose delle regole e del diritto. Il Mediterraneo, oggi più di ieri, dopo le speranze deluse dalla primavera araba sostituita dall’esplosione dell’Islamismo più fanatico, frutto della miseria e della diseguaglianza di quei paesi, richiede politiche attive europee perché i conflitti tra paesi e popoli- palestinesi e israeliani, paesi produttori di petrolio e paesi utilizzatori- possano ricevere un positivo contributo.

Dunque, sono necessarie nuove politiche espansive sul piano economico e politico della UE bloccata sinora dalle politiche di austerità e dalla difesa di una unificazione monetaria non seguita da quella politica. Il problema riguarda anche l’Italia, e la Regione Sicilia, da tre anni in recessione e con una strutturale incapacità di spesa delle risorse pubbliche proprie e comunitarie per intralci burocratici, corruttivi e politici. Vanno rimossi tali ostacoli, anche perché spendere, in Sicilia, oltre un miliardo e mezzo dei fondi strutturali 2007/20013 entro giugno 2015, mentre si avvia il nuovo ciclo di programmazione, sarà una scommessa contro il tempo e una prova impegnativa di responsabilità per la classe politica.  In questo quadro introdurre nuove norme contro il riciclaggio, l’autoriciclaggio, il falso in bilancio, la corruzione aiuterebbe il processo virtuoso nel quale i governi, regionale e nazionale, dicono di essere impegnati. Sono maturi, inoltre, i tempi per aprire la discussione sull’adeguamento e il rafforzamento del 416 bis approvato trentadue anni fa, solo dopo le uccisioni di La Torre e Dalla Chiesa.

Infatti, la globalizzazione e la finanziarizzazione del capitale, anche criminale, hanno esteso le forme di partecipazione all’organizzazione mafiosa di soggetti sociali (la cosiddetta area grigia) non sempre facilmente perseguibili penalmente sul piano associativo. È necessario fornire agli investigatori e ai giudici nuovi strumenti giuridici per punirli, rafforzando lo spirito del 416 bis pensato da Pio La Torre per colpire ogni forma di accumulazione violenta di ricchezza e di ingiustizia sociale.


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