Che cosa cambia dopo la sconfitta di Obama e del Partito Democratico nelle elezioni di mezzo termine? Il Corriere non ha dubbi: “Obama è un presidente dimezzato”. Repubblica parla del “sogno di Obama (che) tramonta”. La Stampa racconta i nuovi repubblicani che “aprono il dopo Obama”. Cominciamo da qui: “Il GOP ha diversificato il messaggio e costruito candidati credibili”, scrive il Foglio secondo cui ha vinto la “virtuosa frammentazione del messaggio conservatore”. La spinta del Tea Party, edulcorata dalla scelta di candidati “moderati” e persino camaleontici. 5 stati hanno eletto i repubblicani e votato per il salario minimo.
Ha perso Obama, questo è certo. Battuto, come scrive Massimo Gaggi, dalla “rabbia dei ceti medi bianchi e del proletariato nero che si sentono esclusi dai benefici di una ripresa economica che, pure, è in corso. (Dal) diffuso pessimismo sulle prospettive future. (Dalla) delusione per le promesse mancate di Obama”. La coalizione che per due volte aveva mandato Obama alla Casa Bianca, giovani, neri,ispanici si è squagliata”. Perché le disuguaglianze negli States non sono diminuite, perché il ceto medio non può oggi coltivare più speranze di 6 anni fa: “la classe media è rimasta indietro”, dice alla Stampa un analista finanziario. E la finanza esulta: “Dollaro e Wall Street record”, Sole24Ore.
E ora? Obama è un’anatra zoppa. Dovrà comporre con Congresso e Senato a maggioranza repubblicana. È successo già a Regan, a Clinton e a Bush. (E qui – mi sia concesso- si dimostra come il presidenzialismo americano sia meno illiberale del premierato senza contrappesi che si prepara in Italia con una legge elettorale ultra maggioritaria per la Camera e un Senato ridotto a mera tappezzeria). Obama lo sa, lo ha detto, e impiegherà i prossimi due anni a convincere le classi dirigenti americane che il declino degli States, della loro leadership politico- militare- economica nel mondo, è un dato di fatto. E con i fatti occorre fare i conti. I nostri commentatori – Rampini in testa- sognano una Clinton più capace, più di destra e più realista, che chi ridia un’America forte. Non la vedo così. Ne scriverò in futuro.
L’altro titolo,sul nuovo incontro Renzi Berlusconi. Il Giornale lo racconta così: “Renzi arma la pistola contro il Pd. ha fretta di imporre la legge elettorale per mettere a cuccia i suoi”. E di conseguenza “ora Berlusconi frena Renzi”, com scrive la Stampa.Gliela fa pesare, pone le sue condizioni. Ma Renzi: “Decidi sulle riforme o il patto salterà”, scrive Repubblica. E Stefano Folli teme “il ritorno della palude”.
Ieri ho votato la fiducia, perché i numeri al Senato sono risicati e non si può rischiare far cadere un governo senza avere almeno un’idea di come sostituirlo. Ma, con la fiducia, ho detto sì a un decreto,lo “sblocca Italia”, che non condivido nel merito e che è stato imposto al Senato, nella sua versione finale, senza alcuna possibilità di emendare né di discutere. Credo che il tempo per Civati, per Cuperlo, per Bersani, per Barca e in piccolo per me, stia per scadere. Così non si può andare avanti. Renzi rompe con la CGIL, umilia il Parlamento, prende in giro quel che resta del Pd con buffetti e sms mentre impedisce il confronto, tratta con Berlusconi riforme autoritarie. E Grillo lo aiuta: ieri un gruppo di senatori a 5 stelle si è cosparso mani e faccia di inchiostro, a rappresentare il petrolio di cui gronda il decreto “sblocca Italia”, e ha fisicamente impedito il passaggio ai senatori che volevano votare. Sergio Zavoli, giustamente indignato, mi ha ricordato la sua “Nascita della dittatura”, Stavolta, però, gli avanguardisti lavorano per conto terzi.