Il muro di Berlino, nel 25nnale del suo crollo, ammonisce chiunque voglia confidare nelle barriere materiali per la pigrizia di non voler affrontare le cause immateriali delle pressioni. Il fallimento della Muraglia cinese, l’aggiramento della Linea Maginot, l’irrilevanza del muro israeliano, fino alla valicabilità del muro acqueo del Mediterraneo ci dicono che i problemi di confine si devono risolvere con relazioni, non con bastioni.
Eppure questo insegnamento – continuamente rilanciato anche da Papa Francesco che chiede “ponti” – non attecchisce per la fobia dell’altro, quello che invade, che contagia, che ruba il lavoro. Se non abbattiamo i muri interni di ignoranza, pregiudizio e panico, continueremo a costruirne altri esterni. Inutili e tragici monumenti alla nostra stupidità.
E alla sofferenza che questa procura.