a cura di Claudia Cardella*
43 giovani sono scomparsi nel nulla mentre si stavano recando ad una manifestazione. E’ accaduto in Messico dove alcuni studenti – insegnanti della Normal Rural di Ayotzinapa il 26 settembre scorso a Iguala stavano raccogliendo fondi per partecipare alla marcia commemorativa della strage del 2 ottobre 1968 a Città del Messico, insieme ad altri circa 40 studenti. Facevano attività politica, urlavano le ingiustizie. Ed il governo messicano, in stretta collaborazione con i cartelli del narcotraffico, ha riesplicitato anche in questa occasione la strategia di eliminazione di tutte le voci d’opposizione. Di loro non si sa nulla per giorni. Poi il silenzio è rotto dalle proteste degli studenti e dalla Comunità internazionale. Lo scorso 7 novembre la notizia: tre uomini sarebbero stati arrestati nell’inchiesta e avrebbero confessato di aver ucciso e bruciato la maggior parte dei 43 studenti. L’annuncio del procuratore generale del Messico, Jesus Murillo Karam. Tanti i dubbi su questa versione ufficiale dei fatti. Libera e la rete sociale con cui è in contatto in Messico ha chiesto “Una commissione per la verità” che faccia luce sulla sorte di questi ragazzi. Il Messico, ad oggi, conta poco meno di 27.000 desaparecidos / scomparsi. Mai ritrovati. Ed è su questa partita che ha inizio la vera lotta sociale di oggi. Una cronologia a cura di Libera Internazionale racconta cosa è accaduto dalla scomparsa degli studenti ad oggi.
26 settembre – Scontri ad Iguala. Sei morti, 25 feriti e 43 studenti della Escuela Normal Rural de Ayotzinapa risultano scomparsi in un attacco della polizia di Iguala e del gruppo criminale Guerreros Unidos. L’obiettivo era evitare che i ragazzi, che stavano partecipando a una manifestazione contro la riforma dell’istruzione, interrompessero il discorso della moglie del sindaco, Maria de los Angeles Pineda, durante un comizio.
28 settembre – le autorità dello Stato di Guerrero avviano le ricerche degli studenti scomparsi. Arresto di 22 poliziotti per la loro presunta responsabilità begli attacchi.
29 settembre – Il governo federale invia l’esercito ed autorizza l’uso di elicotteri.
30 settembre – Il governatore di Guerrero, Ángel Aguirre, chiama il sindaco di Iguala, José Luis Abarca, per provare che è estraneo ai fatti. Il sindaco chiede una licenza temporanea e fugge.
3 ottobre – La rappresentanza messicana alle Nazioni Unite condanna “energicamente” i fatti di Iguala, considerandoli estremamente gravi e “tra i fatti più terribili dei tempi recenti”.
4 ottobre – Vicino a Iguala sono trovate delle fosse comuni che contengono 28 cadaveri carbonizzati.
15 ottobre – I test del DNA mostrano che i corpi trovati nelle fosse comuni non sono quelli degli studenti.
19 ottobre – Viene inviata a Iguala la Polizia Federale, per sostituire le forze municipali.
22 ottobre – Il Procuratore Generale Jesús Murillo Karam dichiara che sono stati emanati mandate d’arresto per il sindaco Abarca e sua moglie, Maria de los Angeles Pineda, come per il capo della polizia municipal Felipe Flores. Sia il sindaco e la moglie, che il capo della polizia sono ricercati.
22 ottobre – Studenti e insegnanti messicani indicono uno sciopero di 48 ore per chiedere la verità sulla scomparsa dei ragazzi. Mobilitazione notturna “Una Luz por Ayotzinapa”.
24 ottobre – Il governatore dello stato di Guerrero Ángel Aguirre si dimette.
7 ottobre – Rogelio Ortega prende temporaneamente il posto di Aguirre.
29 ottobre – Dopo manifestazioni di massa in tutto il paese, il presidente Enrique Peña Nieto incontra i genitori dei ragazzi e promette di continuare le ricerche. Portavoce del governo definiscono l’incontro come “soddisfacente”, mentre i familiari degli scomparsi si dicono “furiosi” per l’assenza di risposte concrete e l’impunità diffusa.
4 novembre – La polizia messicana cattura l’ex sindaco di Iguala e sua moglie.
6 novembre – Migliaia di Messicani partecipano alla marcia organizzata per protestare contro il procedere delle indagini. Gli studenti universitari si uniscono con uno sciopero di 72 ore.
7 novembre – Il Procuratore Generale della Repubblica, Jesús Murillo Karam annuncia in conferenza stampa la versione ufficiale, ricavata dalle confessioni di tre presunti sicari. I 43 studenti di Ayotzinapa, sarebbero stati consegnati dagli agenti della polizia municipale di Iguala al gruppo criminale dei Guerreros Unidos. Questi li avrebbero uccisi, fatti a pezzi, bruciati in abbondante benzina per 15 ore e buttato i loro resti in una discarica nella località di Cocula, a pochi chilometri da Iguala. È in questa occasione che Murillo pronuncia la frase “Ya me cansé”, “Sono stufo”, che inasprisce la rabbia popolare.
8 novembre – Proteste a Città del Messico dopo la notizia del massacro degli studenti. Nei giorni successivi, manifestazioni di solidarietà con le vittime e di protesta nei confronti del governo si ripetono in molte città del Messico e all’estero.
11 novembre – Esperti forensi argentini che collaborano alle indagini rivelano che i resti di 24 persone trovati in una fossa comune a Pueblo Viejo, presso Iguala, non appartengono agli studenti di Ayotzinapa. Appartengono quindi alle vittime di qualche strage dimenticata (i desaparecidos messicani sono circa 25.000, secondo le stime).
* Claudia Cardella per Libera Internazionale