Visite specialistiche, esami ricorrenti, ecografie e ricoveri non necessari. L’Italia del nuovo millennio soffre di un eccesso di sanità. Tanto che il “costo delle cure inutili nel nostro paese ammonta a circa 13 miliardi di euro, una cifra che potrebbe aiutare a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale per almeno due generazioni. Un esempio per tutti: insieme alla Grecia l’Italia ha il più alto consumo di antibiotici, con tutti i problemi che questo comporta in termini di salute e costi”. Lo ha detto il ministro della sanità Beatrice Lorenzin intervenendo in video alla tavola rotonda ‘Troppa sanità fa male – Appropriatezza prescrittiva ai tempi della Medicina difensiva’, organizzata in occasione dei 40 anni della Casagit, la Cassa di assistenza integrativa dei giornalisti italiani.
“Una discussione – ha sottolineato il presidente della Cassa, Daniele Cerrato – che vuole essere una riflessione sulle conseguenze di una medicalizzazione eccessiva e sui pretesti, in buona o cattiva fede, per prescrizioni inutili. Un’occasione per discutere su come vorremmo fosse un giusto modello di sanità, che ci auguriamo non finisca qui, ma continui nel solco della mission sulla prevenzione che ci siamo dati da tempo”.
Nonostante gli eccessi e complice la crisi, la spesa delle famiglie italiane per la sanità risulta in calo. “Nel 2013 – ha spiegato la Dr.ssa Roberta Crialesi dell’Istat – è stata di circa 27 miliardi 600 milioni di euro, contro i 29 miliardi 245 milioni del 2012. Una flessione del 5,7%”. Da sottolineare il buono stato di salute della popolazione (solo il 7% dichiara di star male) e l’attenzione crescente verso la prevenzione delle malattie.
Un aspetto, quest’ultimo, che secondo il medico legale Giorgio Fraia “si traduce anche in una eccessiva aspettativa da parte dei pazienti e dei loro familiari, spesso convinti che si possa guarire da quasi tutte le malattie. Da qui l’abitudine di molti medici di prescrivere accertamenti, clinici e strumentali, finalizzati a fare diagnosi al di sopra di ogni sospetto per evitare che, in un secondo tempo, si possa sostenere ci siano stati comportamenti errati o negligenti. Tentativo vano – ha precisato Fraia -. Infatti, più accertamenti e controlli si fanno, più i medici legali hanno la possibilità di valutare eventuali responsabilità e accertare l’esistenza di profili d’imperizia. E’ la cosiddetta medicina difensiva, che impatta negativamente sia sui costi della sanità, sia sul rapporto tra malato e medico”.
Aspetti noti alla politica, ha argomentato la senatrice Emilia Grazia De Biasi, presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Nonostante la buona qualità, la nostra sanità manca di una legge sulle professioni sanitarie per combattere l’abusivismo e di una legge sulla responsabilità professionale. La medicina difensiva – ha detto – va combattuta perché sottrae soldi al Servizio sanitario nazionale, risorse che potrebbero essere reimmesse all’interno del sistema”. Per la De Biasi “bisogna rivedere il rapporto tra ospedale e territorio, perché da lì parte il governo delle cure appropriate”.
Medicalizzazione e consumo di prodotti farmaceutici. Il professor Silvio Garattini, direttore delI’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ‘bacchetta’ gli italiani che “sono tra i più grandi consumatori di farmaci. Spendiamo ogni anno 18 miliardi di euro che arrivano a 25 se includiamo gli acquisti privati. Abbiamo – ha spiegato Garattini – un’altissima aspettativa di vita, un ottimo sistema sanitario, cure sempre più efficaci, ma dobbiamo prestare attenzione all’eccessiva medicalizzazione, che è il trionfo del mercato contro l’interesse degli ammalati”.
Anche il professor Aldo Morrone, Presidente dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia, ha messo l’accento sull’attenzione alla persona. Parlando in particolare della sua esperienza in Africa Morrone ha sottolineato come il diritto alla salute sia prioritario rispetto al diritto di cittadinanza. “L’ingiustizia sociale, la povertà e il disinteresse dei paesi ricchi – ha detto – uccidono più delle malattie”.