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Renzi si accorge che l’evasione fiscale esiste, ma sbaglia i numeri

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Di Alessandro Cardulli

Forse per la prima volta, Renzi fa la faccia dura in merito alla evasione fiscale. “Per chi sbaglia non ci sono scappatoie, va stangato”, dice. Ancora: “è frustrante sentirsi dire che l’Italia è il paese dove le cose non si possono fare, da anni i primi ministri assicurano la lotta all’evasione che va fatta e non detta. Ma saremo credibili se si parte dall’idea che l’Italia non è spacciata, non è in mano ai furbi o di chi dice, tanto non ce la facciamo”.  Il premier  si accorge finalmente che c’è l’evasione fiscale e non poteva non farlo perché ad ascoltarlo aveva gli allievi della Guardia di Finanza. È intervenuto infatti alla inaugurazione dell’Anno Accademico 2014-2015 della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza a Ostia, accompagnato dal  ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e dal Comandante generale della GdF, Saverio Capolupo. Ha illustrato la strategia da adottare per combattere l’illegalità e l’evasione fiscale. Ha tenuto a sottolineare il ruolo fondamentale del Corpo nel contrasto all’illegalità. “Il primo pensiero – ha detto – va agli allievi. È convinzione di tutti noi che solo attraverso l’adempimento con onore e disciplina di tutti, da chi ricopre incarichi di governo al cittadino, riusciremo a cambiare questo Paese. Noi siamo orgogliosi del vostro lavoro”.

Non diamo tutte le colpe agli evasori

Poi ha dettato la sua ricetta. “Bisogna cambiare approccio verso il cittadino- ha affermato- che si deve sentire moralmente accompagnato e il pubblico non è solo controllore ma diventa consulente”. E poi “le norme vanno rese più semplici”. Alla fine, indica il sistema ideale del fisco in cui “il cittadino non si senta controllato perché c’è  una presunzione di colpevolezza”. Come dire, non diamo tutte le colpe all’evasore. Le abbiamo già sentite affermazioni di questo tipo, dai berluscones e dai leghisti.  Nella foga del discorso, Renzi sbaglia perfino i numeri dell’evasione  fiscale. Nel suo intervento parla di “almeno  91 miliardi di Euro in fuga da ogni legittima regola”.  Se chiedeva agli allievi della Guardia di finanza, senza dubbio, gli fornivano alcuni dati: secondo la Corte dei Conti, l’evasione ammonta a 130 miliardi, a 180 secondo  il Tax Institute Network, a 272 secondo Confcommercio.  Poi  afferma  che  contro l’evasione, “questa è la volta buona che ce la facciamo”.  Dimentica che prima di lui qualcuno la lotta all’evasione l’ha fatta davvero, si chiama Vincenzo Visco, ministro delle Finanze dal 1996 al 2000 (governi: Prodi I, D’Alema I e D’Alema II). Lo era già stato per pochi giorni soltanto nel 1993 con il governo Ciampi, ministro del Tesoro e del Bilancio dal 2000 al 2001 (governo Amato II) e vice ministro dell’Economia con delega alle Finanze dal 2006 al 2008 (governo Prodi). Ma per Renzi fa parte dei reduci da rottamare.

Per anni è stata fatta “melina”.  Ora ci penso io

Per anni, ha detto, è stata fatta “melina”. Ora c’è lui e la lotta all’evasione è garantita. Però fra le righe delle leggi in discussione compare anche qualche “grazia” concessa agli evasori. In fondo, il suo principale alleato è un pregiudicato per frode fiscale, guarda caso, e si chiama Berlusconi. “Certo”, dice, “non basta un primo ministro, ci vuole l’aiuto di tutti”. Se non lo diceva poteva apparire che la Guardia di Finanza era un ente inutile. E già che  c’era ha snocciolato davanti agli allievi della Scuola tutte le riforme che ha già fatto, il Jobs Act in particolare, la scuola appunto, la riforma più importante. Non poteva non ricordarla visto il luogo in cui parlava. Tutte “riforme” contro le quali milioni di lavoratori scendono in piazza e preparano lo sciopero generale. Quella che riguarda la scuola è fra le più contestate da chi nella scuola opera, dagli studenti, dai docenti, dal personale amministrativo e perfino dalle famiglie. Conclude Renzi: “Grazie alle riforme, la politica non avrà più blocchi”. Ogni commento ci sembra superfluo. Mancava la classica ciliegina sulla torta.  

Le proposte dell’ex ministro Visco per recuperare l’evasione

Ce l’ha messa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.  Dice che  l’evasione fiscale “distorce il funzionamento del mercato, perché pone i contribuenti onesti in una condizione sfavorevole rispetto agli evasori e impedisce l’allocazione ottimale delle risorse”. Giusto, chi potrebbe dargli torto. “Proprio per questo – prosegue – nel disegno di legge di stabilità per il 2015, sono contemplati interventi di contrasto all’evasione che consentiranno di recuperare risorse per circa 3,5 miliardi aggiuntivi rispetto al 2014″. Ci permettiamo di ricordare ancora Vincenzo Visco che ha presentato un rapporto sul fisco in cui si prevede un recupero di 58 miliardi per abbattere subito 43 miliardi di pressione fiscale.  Il rapporto è stato presentato dal Nens,  sigla di “ Nuova  Economia Nuova Società” fondata nell’estate del 2001 da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, insieme con Nicola Rossi, Giulio Sapelli, Giuseppe Farina e Paolo Ferro Luzzi. “Lo scopo – si legge – è quello di dar vita a un centro di studi, dibattiti, ricerche e pubblicazioni, nel quale liberamente la cultura riformista possa confrontarsi al suo interno e, all’esterno, con altre culture, sui cambiamenti economico-sociali che si stanno verificando”.  Per Renzi e la sua squadra, i suoi consiglieri economici, dare un’occhiata ogni tanto a economisti veri, studiosi, professori  perfino , è troppo. Può provocargli  l’orticaria.

Da jobsnews.it


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