Alla fine, come preannunciato più volte dal vice primo ministro Alfano e più volte smentito dal primo ministro Renzi, Mare Nostrum è terminato. Esultano i sostenitori della spending review applicata ai diritti umani, coloro che urlavano all’invasione, che allarmavano su Ebola e sull’Isis a bordo dei “barconi”, coloro che “mica possiamo prenderli tutti”, “aiutiamoli a casa loro” o, più semplicemente “rimandiamoli a casa loro”. L’operazione Triton, che dall’inizio di novembre prende il posto di Mare Nostrum, rimetterà a posto le cose. Costerà un terzo di Mare Nostrum e quel terzo, soprattutto, non lo pagherà l’Italia. Pattuglierà (come nel mandato dell’agenzia Frontex sotto la cui egida si svolge) un’area marittima inferiore a quella oggetto delle ricerche e dei soccorsi di Mare Nostrum. Torneremo ai tempi pre-Mare Nostrum. Pazienza se avremo più morti in mare, magari non lo sapremo perché non moriranno sotto le coste di Lampedusa ma appena preso il largo dalla Libia. I siriani comprenderanno in questo modo che non devono fuggire dalla guerra, gli eritrei dovranno rendersi conto che le torture nelle loro carceri non fanno così male. Chi ha fame se la tenga. A meno che… A meno che la pressione sul governo italiano non cessi, nei due mesi di tempo previsti per il completo avvicendamento tra Mare Nostrum e Triton. Due mesi per continuare a pretendere dal primo ministro Renzi che agisca coerentemente con le sue parole. Queste: “Mare Nostrum andrà avanti finché l’Europa non sarà in condizioni di intervenire più e meglio di come abbiamo fatto noi fino ad oggi”.
Amnesty International Italia, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e Medici Senza Frontiere Italia l’hanno detto qui: http://marenostrum.amnesty.it/