Alla fine l’interlocutore privilegiato di Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario unico del partito di maggioranza della coalizione attuale(o delle larghe intese, per meglio dire)resta sempre l’ex Cavaliere, imprenditore di Arcore, altrimenti noto come Silvio Berlusconi e da molti soprannominato IL CAIMANO. Da questo teorema non si esce in questa diciassettesima legislatura e Renzi ha troppe grane nelle prossime setti mane a cui badare per poter cambiare tattica o schema di partito.
L’obbiettivo è quello di riuscire a portare in dicembre l’ITALICUM rivisitato e concordato tra i due partiti più forti -oggi- sul piano parlamentare e uscire nel 2015 con la nuova legge da tenere come riserva indispensabile se le cose non procedessero come il presidente del Consiglio auspica e fosse opportuno andare alle elezioni in parlamento. Finora Renzi ha proceduto a buona velocità con il suo programma(grazie anche alle sue note qualità di demagogo-populista ma ha potuto sempre godere del l’appoggio del Capo dello Stato che, soprattutto negli ultimi tempi, ha voluto riaffermare che resterà al suo posto fino a che le forze glie lo consentiranno.
E nulla-vale la pena di aggiungere-gli può chiedere di più. Le indiscrezioni sembrano convergere nel fatto che Renzi proporrà all’ex Cavaliere un premio di lista(o di coalizione, questo si vedrà) del 40 per cento(invece che di 37 per cento) e una soglia di ingresso del 5 per cento. Con capilista bloccati e reintroduzione delle preferenze per tutti gli altri. La partita non è semplice per la condizione diversa dei due partiti, reduce il Partito democratico di una chiara vittoria nelle elezioni europee del 20013 che non sono la stessa cosa delle politiche ma che fanno ben sperare gli elettori democratici, in caduta libera anche nei frequenti sondaggi il partito dell’ex Cavaliere che paga non solo gli scontri interni ma le molte sconfitte registrate dal suo leader negli ultimi tempi.
Certo, qualcuno dice già: simulstanno o cadono entrambi. E questo rafforza la probabilità che si arrivi a un accordo. Anche perché fin dall’inizio della sua ascesa Renzi ha guardato agli elettori di centro e di centro-destra come ai possibili nuovi acquisti del suo partito. Fidando anche sul fatto che il mercato politico è fermo e gli elettori del PD possono scegliere tra mangiare questa minestra o non votare. Un prezzo troppo alto per il bacino dei voti del Partito democratico, a me pare.