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La camorra si fa sentire di nuovo

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La camorra è un termine che viene dal napoletano morra, che vuol dire banda, associazione criminale segreta, di origine araba o spagnola, radicatasi a Napoli, sin dai secoli XVI e XVII e diffusasi soltanto tra ‘800 e ‘900.  Nelle bische all’aperto i camorristi pretendevano il barattolo e il camorrista appariva come il superiore che riscuoteva la tangente prevista. Se qualcuno interveniva per impedirglielo, tutto si risolveva con una zumpata .

Le altre tangenti sui mille affari commerciali previsti si chiamavano lo sbruffo. L’unica industria che i camorristi gestivano era quella del gioco piccolo. La setta era divisa a Napoli in dodici società rionali a loro volta divise in paranze e ogni sera i camorristi versavano ai capintrito  e al capintesta e, dopo aver accantonato una determinata cifra per “spese di polizia”, cioè per corrompere a genti di pubblica sicurezza, si dividevano quel che resta va  in parti eguali.  Dopo molti anni di relativa oscurità, la camorra napoletana sale di nuovo alla ribalta negli anni Settanta del Nove cento quando  i clan Nuvoletta e Bardellino aderiscono a Cosa Nostra siciliana.

La conferma di un simile connubio si ebbe con le rivelazioni del mafioso Giuseppe Di Cristina e di Tommaso Buscetta che additò Michele Zaza qua le coordinatore delle attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri nelle zone di S. Lucia e di San Giovanni a Teduccio in collegamento costante con i mafiosi Nunzio La Mattina e Tommaso Spadaro. Sempre in quel decennio, mafia siciliana e ‘ndrangheta calabrese che gestivano insieme guadagni illeciti con stupefacenti e contrabbando di  sigarette decisero di favori re la nascita di un’organizzazione di collegamento operante in Campania  e qui apparve all’orizzonte Raffaele Cutolo detto “o’ professore”, nominato “capo-società per la Campania, soprattutto per la fiducia in lui riposta da Egidio Muraca e con l’avallo delle potenti famiglie calabresi Di Stefano e Gangemi. Cutolo organizzò una fitta rete di legami e connessioni con vari gruppi criminali tra cui le Brigate Rosse con le quali collaborò nella vicenda legata al sequestro dell’Assessore al lavoro della Regione Campania, Ciro Cirillo. Le vicende successive han no segnato, come è noto, la sconfitta di Cutolo, la vittoria di clan rivali e, nel periodo più recente, l’ascesa inarrestabile del  clan dei casalesi di cui tanto si è parlato negli ultimi anni per la forza finanziaria e “politica” per così dire di cui quella punta di diamante della camorra campana dispone a livello nazionale e internazionale.

Malgrado gli interventi allarmati, che già  sono stati frequenti, di Mario Draghi sulla crisi gravissima del Mezzo giorno e il monito del sociologo Manuel Castells che, già dieci anni fa, scriveva:” L’economia criminale globale sarà un fattore fondamentale nel XXI secolo e la sua influenza economica, politica e culturale pervaderà tutte le sfere della vita. Il punto non è stabilire se le nostre società saranno in grado di eliminare le reti criminali finiranno o meno per controllare una parte sostanziale delle nostra economia, delle nostre istituzioni e della nostra vita quotidiana.”  Proprio stamane la polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sta eseguendo 34 ordinanze  cautelari nei confronti di persone ritenute affiliate al clan Belforte di Marcianise, in particolare alla frangia attiva a Maddaloni. I fermati sono accusati di associazione di stampo mafioso, estorsioni e spaccio di stupefacenti. Si fa luce così su decine di estorsioni a danno di imprenditori e commercianti  Maddaloni ,Cervi no e S. Maria a Vico. Tra le vittime ci sono anche i titolari dell’impresa aggiudicataria dell’ appalto del valore di due milioni di euro, finanziato in gran parte dalla Commissione Episcopale Italiana per la realizzazione di un complesso parrocchiale a Maddaloni.


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