Signor Presidente,
Le scrivo in qualità di rappresentante del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti nel Comitato per l’applicazione del Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive (il sottoscritto ne è stato anche uno dei firmatari il 2 luglio 2009 unitamente a RAI, RTI – Reti Televisive Italiane – gruppo MEDIASET, TELECOM ITALIA – per La7, FNSI ed Associazioni FRT e AERANTI CORALLO), costituitosi il 17 dicembre 2009 presso l’AGCOM – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, cliccare qui
Mi permetto disturbarLa, e me ne scuso sin d’ora, per segnalarLe che, purtroppo, a Sua totale insaputa, giace in “coma profondo“, se non è addirittura già “defunto” il Comitato Processi in Tv, istituito presso l’AGCOM, proprio per aderire ad una Sua lodevolissima, degnissima ed apprezzabilissima sollecitazione, cui ha, tra l’altro, fatto seguito anche un pubblico “Incontro” a Palazzo del Quirinale il 21 gennaio 2011 in concomitanza con la Giornata dell’Informazione.
Nel discorso che pronunciò per l’occasione e che fu universalmente apprezzato (cliccare qui:), Ella condivise in pieno l’appello dell’allora Presidente del Comitato Processi in Tv e Presidente emerito della Corte Costituzionale Riccardo Chieppa alla ricerca di “un valido equilibrio tra i valori del diritto-dovere dell’informazione e quelli del rispetto della riservatezza delle indagini e della privacy e dignità delle persone”.
Purtroppo, però, all’indomani del Seminario di studio “I processi televisivi. Tra diritto di cronaca e diritti della persona”, organizzato dal Comitato Processi in Tv presso l`AGCOM e tenutosi il 25 ottobre 2012 presso il Centro Congressi dell’Università “La Sapienza” in Via Salaria, 113 – Roma (cliccare qui), il Comitato Processi in Tv non si è più riunito presso l’AGCOM forse per effetto di una distorta ed anomala interpretazione della cosiddetta Spending review da parte dei nuovi vertici dell’AGCOM stessa.
Di conseguenza è di fatto assurdamente finito nel cestino anche il Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, sottoscritto il 2 luglio 2009, non essendo più funzionante l’organismo prepostovi che di fatto si é autoannullato per inerzia. In pratica, a distanza di neppure 5 anni dalla sua costituzione e nel perdurante silenzio assoluto – ivi compresa l’assenza di qualsiasi comunicazione formale – non è più ufficialmente operante un Comitato che proprio Lei aveva fortemente voluto ed apprezzato, ritenendolo utilissimo.
Ciò si traduce, a mio modesto parere, in un grave vulnus a danno della democrazia e della collettività, perché di nuovo non si garantisce più il necessario equilibrio tra l’insopprimibile diritto di cronaca e i diritti costituzionalmente garantiti per le persone coinvolte nei processi, nel contesto di un preminente interesse pubblico ad una corretta informazione.
Ed in primis si finisce per intaccare il rispetto della dignità delle vittime, di indagati ed imputati di processi penali e inchieste giudiziarie in vicende drammatiche come quelle di Elena Ceste, la mamma di 4 bambini ritrovata morta in un canale a Castigliole d’Asti, o della minore Yara Gambirasio, la 13enne assassinata a Brembate Sopra (Bg), così come già avvenne in passato per i clamorosi “casi” giudiziari di Avetrana, Perugia e Cogne), su cui si è rilevata una fortissima attenzione dei media e del pubblico, che si è dimostrato prevedibilmente sensibile e morbosamente attento agli eccessi della cronaca nera.
Insomma, nei casi sopracitati e in altri similari si è ancora una volta registrata, purtroppo, una sovraesposizione mediatica delle vicende processuali con i rischi conseguenti alla messa in onda nell’informazione televisiva di “processi paralleli” a quelli giudiziari. E poiché queste drammatiche vicende, nelle quali si sfrutta il dolore delle persone, fanno comunque audience in tv, la cronaca nera viene raccontata in alcuni programmi televisivi come una storia di vita, facendo entrare il telespettatore prepotentemente nella vita delle vittime, senza nessuna coscienziosità, senza nessun riguardo per i sentimenti dei familiari e senza neppure tener conto del fatto che si tratta di procedimenti penali in corso condotti da vare Procure della Repubblica in cui vi sono coinvolti anche dei minori, cioè, ad esempio, i 4 figli di Elena Ceste tutti di età inferiore ai 18 anni o la memoria di una giovanissima vittima del delitto, cioè la 13enne Yara Gambirasio.
Lo dimostrano, a mo’ di esempio le trasmissioni tv andate in onda il 3-4-5-6-7-10 e 11 novembre 2014 su Canale 5 sia su “Mattino Cinque”, condotta da Federica Panicucci (non giornalista) affiancata dal giornalista professionista Federico Novella, iscritto all’Ordine della Lombardia e coadiuvata dalla giornalista professionista Ilaria Dalle Palle, iscritta all’Ordine della Lombardia e su “Pomeriggio Cinque”, condotta da Barbara d’Urso (già giornalista pubblicista cancellatasi dall’Ordine del Lazio per non esserne radiata, in quanto testimonial di spot pubblicitari televisivi vietati dalla Carta dei Doveri del Giornalista) insieme al giornalista professionista Giangavino Sulas, iscritto all’Ordine della Lombardia e coadiuvati dalle giornaliste professioniste Laura Magli, Benedetta Delogu e Alessia Gabrielli, iscritte all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (vedere nel dettaglio l’allegato 1 in calce).
Una sostanziale analoga situazione è comunque riscontrabile anche su trasmissioni di servizi televisivi sulle medesime vicende giudiziarie andati in onda sulle varie reti Rai tanto che si è persino giunti all’aggressione di una troupe di Rai 1 da parte del marito della defunta Elena Ceste, Michele Buoninconi, che ne é stato poi denunciato (cliccare qui), il quale risulterebbe anche indagato per possibile uxoricidio o per possibile induzione al suicidio della moglie.
Le segnalo, sempre a mo’ di esempio, un’ulteriore novità tecnologica utilizzata durante la trasmissione del 30 ottobre 2014 h. 17 su “Pomeriggio Cinque”, cliccare qui .
Sono state infatti mandate in onda su Canale 5 delle immagini – probabilmente in violazione del Codice della Privacy – riprese dall’alto da un drone che ha sorvolato la villetta della defunta Elena Ceste al fine di poter forse dimostrare che il telo verde in cui sarebbe stato avvolto il cadavere della donna potrebbe provenire dalla copertura della serra esistente sul retro della sua casa da cui potrebbe essere stato strappato dall’assassino o dagli assassini. Ne sono peraltro scaturite in rete molte polemiche, cliccare su
Mi appello, quindi, a Lei, Signor Presidente, affinché il Comitato Processi in tv venga ridestato dal suo “coma” in cui da tempo é sprofondato e torni al più presto in funzione presso l’AGCOM nella pienezza dei suoi poteri con l’auspicio che aderiscano finalmente al Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive anche quelle emittenti che nel 2009 non lo sottoscrissero come Sky e Telenorba.
La ringrazio sentitamente per la cortese attenzione e Le invio i miei più cordiali e deferenti saluti.