Tanto tuonò che piovve! I deputati sono 630, 316, la metà più uno, hanno votato sì al jobs act, Civati ha detto no, parecchi altri – e tra loro Fassina, Bindi, Cuperlo, Boccia- hanno sottoscritto un documento “perché non votiamo il jobs act- e sono usciti dall’aula insieme alle opposizioni. “Strappo nel Pd”, scrive il Corriere. “Renzi perde oltre 30 deputati”, la Stampa”. Il Fatto collega il dissenso parlamentare alla crescita paurosa del non voto in Emilia e alle improvvide dichiarazioni del premier: “I 750mila ‘secondari’ azzoppano Renzi”. Intanto -scrive Repubblica- il cavaliere “lancia Salvini: io regista, lui bomber”. Il titolo grande cerca di riassumere la complessità della giornata: “Passa il jobs act ma si spacca il Pd. Berlusconi, patto su Italicum e colle”.
Il Giornale vede invece un “Patto del panettone” tra Lega e Forza Italia”, e aggiunge “Berlusconi apre: «Salvini premier del centrodestra? Ci penso. Lui goleador, io regista». Poi intervista Bossi che “benedice l’unione”. Torna la pace a destra? Nemmeno per idea, perché il caimano stanco vuole tenersi stretto Renzi, con il quale eleggere il futuro presidente della Repubblica (il Giornale è ossessionato dal rischio che venga scelto Prodi: “l’ombra di Prodi -scrive- dietro l’asse Fitto-D’Alema”). Nè l’alleanza con la Lega conviene all’ex Pdl passato sotto l’ala di Renzi: così, dice Quagliariello, “il centro destra si condanna a essere minoranza”. Giannelli disegna “il mister B” che allaccia la scarpa al “goleador” Salvini, il quale gli intima: “Lega!”
A sinistra Bindi (Corriere) avverte: “se il Pd è quello di questi ultimi mesi, è chiaro che ci sarà bisogno di una forza politica nuova” ma Bersani (Repubblica) ritiene che “il messaggio di quegli elettori (che non hanno votato) non sia “uscite dal Pd”, bensì risolvete tutti insieme. Renzi non può fare finta di niente». A destra non tiene nulla: “quando l’imperatore non ha più regalie da distribuire – dice uno che conosce bene Berlusconi- i barbari si ribellano”. E tutto finisce in guerriglia: “Berlusconi, prima il Colle poi il nostro sì all’Italicum. Renzi, non esiste, va approvato entro dicembre”, Repubblica.
Nel mondo,intanto succedono cose: Il gran discorso del Papa a Strasburgo: “Bisogna fermare l’aggressore ingiusto ma nessun paese ha il diritto di farlo per suo conto”, dialogo con tutti i musulmani, non si può tollerare che “il Mediterraneo diventi un cimitero di migranti” mentre noi “abbiamo troppe cose che spesso non servono”, “Europa ferita, un po’ stanca e pessimista, che si sente cinta d’assedio dalle novità che provengono dagli altri continenti”.
Gli Stati Uniti già vivono il dopo Obama,un pauroso salto all’indietro.La vita di un giovane nero disarmato non vale la paura del poliziotto bianco che l’ha ucciso: legittima difesa. I neri senza lavoro si ritrovano discriminati e insorgono. Gentiloni non esclude l’invio di truppe italiane per riportare l’ordine in Libia. Il governo Netanyahu non vuole che nasca uno stato palestinese ma intanto trasforma Israele in uno stato più confessionale, con non ebrei cittadini di serie B.