“La Domus è la Domus, è stata un grande mezzo di trasmissione dalla cultura antica al moderno e le persone ne riconoscono la memoria”.
Con queste suggestive ed emozionanti parole, il direttore del Monumento Fedora Filippi, racconta il progetto Domus Aurea, i cui primi risultati saranno visibili al pubblico, grazie all’apertura del cantiere, con visite guidate solo su prenotazione il sabato e la domenica, in gruppi di massimo 25 persone e sotto la guida attenta di un archeologo.
Il percorso di visita che si articola ora in quindici tappe muterà nel tempo seguendo l’evoluzione del cantiere. La sala della Volta Dorata, il grande Criptoportico in cui tasselli di pulitura raccontano la straordinaria bellezza dei motivi decorativi, la sala di Achille a Sciro, la sala Ottagonale e la sala della Volta delle Civette, solo per citarne alcune, immergono nella più impenetrabile delle meraviglie.
La scelta è di rendere partecipe il visitatore del complesso lavoro di consolidamento e manutenzione del palazzo imperiale più noto nella storia dell’antica Roma.
La riscoperta della Domus Aurea avvenne casualmente alla fine del Quattrocento, curiosi, artisti e appassionati di antichità iniziarono a farsi calare in quelle strane grotte, per poterne mirare e copiare estasiati la bellezza, lasciando in qualche caso sulle mura la loro firma, un segno della loro presenza in quel luogo unico voluto da Nerone.
“I motivi della Domus, le sue grottesche – racconta il direttore del monumento – sono usciti in tutti i palazzi prima del Rinascimento e poi anche dell’Europa, i visitatori anche inconsciamente riconoscono delle cose all’interno della Domus, che appartengono alla propria cultura e a me spesso succede il contrario in molti palazzi di Roma ritrovo la Domus Aurea”.
Sin dalla prima domenica questa forma di meraviglia si è rivelata ben percepibile con il tutto esaurito e le prenotazioni che stanno arrivando ribadiscono l’importanza di questa occasione. Usciti infatti, da un periodo di commissariamento, la decisione è stata anche quella di rendere il progetto di restauro del tutto trasparente attraverso il sito, particolarmente nella gestione dei fondi spiegata in modo meticoloso e puntuale. Tanto che alcune persone hanno immaginato di poter addirittura scegliere a quale punto della Domus legare la propria donazione.
In realtà il Progetto Domus Aurea si compone di due elementi l’interno e l’esterno.
Obbiettivi inscindibili del lavoro di restauro perché nel mezzo ci sono le volte, per cui il finanziamento, che ci si augura arriverà copioso sarà impiegato per continuare il consolidamento interno strutturale.
Rigenerare l’architettura antica, sulla base dei rilievi ricostruttivi, i laterizi utilizzati sono stati realizzati a mano e cotti in forno a legna e riprendono le dimensioni di quelli romani e il consolidamento delle pitture parietale che per il momento significa la riadesione ai muri dato che il restauro delle pitture finché continuano le infiltrazione dall’esterno si rivelerebbe controproducente.
Per quel che riguarda l’esterno, i problemi legati al giardino pubblico del Colle Oppio sono:
lo spessore di 3 metri che si riempie di acqua, una terra dettagliatamente analizzata che non oppone alcuna resistenza e che quindi permette la penetrazione di agenti inquinanti che attaccano le pitture, come e’ evidente nella sala della volta Rossa, l’umidità e le radici che si nutrono dei colori e degli intonaci il che rende il cantiere sempre di più un ipogeo sperimentale.
L’obbiettivo è quello di creare un nuovo giardino, un “Sistema Integrato di Protezione” il cronoprogramma dei lavori prevede sette fasi in quattro anni:
“Se non partono i bacini, ne sono previsti 22, di drenaggio si rischia di perdere tutto quello che è stato investito dentro” puntualizza il direttore Fedora Filippi, ecco perché è fondamentale sensibilizzare e mettere in evidenza la campagna di raccolta fondi destinata a tutti coloro che vogliono contribuire al progetto Domus Aurea attraverso il blog www.cantieredomusaurea.it
Il crowdfunding a favore del cantiere della Domus Aurea, prevede con l’introduzione dell’ArtBonus, la deducibilità del 65% delle donazioni devolute per il restauro, seguendo l’indicazione del decreto cultura voluto dal ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini.
Vedere all’opera restauratori, disegnatori, archeologici, ingegneri, fisici, botanici, biologi, agronomi fa comprendere la complessità del progetto, un insieme di professionalità che hanno creato un dialogo capace di salvare il miracolo chiamato Domus Aurea.