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Crisi dei giornali? La soluzione è il giornalismo

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Il titolo è una provocazione, ma “Contro i giornali. Per amore del giornalismo” di Arianna Ciccone racchiude dati e riflessioni che non si possono non considerare nel dibattito intorno all’attuale evoluzione del mercato editoriale. Uso volutamente il termine ‘evoluzione’ perché, a quanto sostiene proprio la fondatrice dell’International Journalism Festival, la crisi che stiamo vivendo non prelude ad una fine, ma ad un nuovo inizio. Per vederne alcuni esempi, basta guardare oltreconfine.
Innanzitutto, va dichiarata l’innocenza del web. Il sistema editoriale, secondo Ciccone, sarebbe già stato traballante da tempo e il web non avrebbe fatto altro che dargli quella spinta sufficiente perché l’edificio iniziasse a crollare. Ora, tutto starebbe nel cogliere l’esprit du temp e scegliere bene dove e come investire. Una cosa, quest’ultima, per cui l’Italia non sembra brillare di iniziativa.
A compromettere la capacità degli editori di fare un salto nel futuro, sarebbe una “insana ossessione per la politica” unita alla carenza di investimenti, non solo economici ma anche culturali. All’estero ci sono esempi che vale la pena citare, dal Daily Telegraph, che avrebbe in cantiere il progetto di usare per la versione cartacea i contenuti digitali del giorno prima, a Le Soir, che avrebbe deciso di assumere giovani laureati per puntare alla readership under 25 (ovvero, sintetizza Ciccone: “rivitalizzare lo staff per rivitalizzare i contenuti”).
E i giornalisti, oggi che sembrano divisi tra l’obbligo di una formazione continua e un pressoché totale svilimento professionale? “Le competenze richieste in un’epoca come la nostra”, spiega l’autrice, “non sono solo diverse dal passato ma sono terribilmente più complicate e infinitamente – almeno per me – più affascinanti”. Il giornalista, insomma, serve e serve ben preparato. Oggi che la velocità e la pervasività del web mettono tutti in condizione di divenire potenziali fonti o mediatori di notizie, il valore aggiunto dell’analisi di un professionista si deve sentire. Anche sui social.
Una parola chiave? “Fiducia”. E per ottenerla, anche se può sembrare una contraddizione, Arianna Ciccone invita ad arrivare dopo, piuttosto che diffondere informazioni sensazionalistiche o cavalcanti l’emozione del momento, che poi prestano il fianco a facili smentite. Insomma, non velocità, non emozione a tutti i costi, ma fiducia. Una fiducia che, oggi, sembra drammaticamente venuta meno nel patto giornalista-lettore. La soluzione alla crisi del giornalismo, secondo questa analisi attenta e puntuale, c’è ed è proprio il giornalismo. Tutto starebbe nel puntarci veramente.

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Per leggere l’articolo completo: http://www.festivaldelgiornalismo.com/post/34380/
@FaralloClauz

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