Ci sarà un processo d’appello per la morte di mio padre, sono soddisfatta. Altri giudici dovranno dirci se quell’intervento era legittimo oppure no, altri giudici dovranno dirci se quella violenza era giustificata nei confronti di mio padre inerme, disarmato che invocava aiuto ai quattro agenti che io (e non solo io) ritengo responsabili della sua morte.
Rispetto quella sentenza e fino ad oggi questo è stato dimostrato da me e dalla mia famiglia.
I gradi di giudizio sono tre, e io ho pazienza. Ma leggendo la sentenza di primo grado mi domando: un giudice che ha assolto in pieno tutti e quattro gli agenti, per motivare la sentenza aveva bisogno di buttare fango addosso ai miei avvocati, addosso alla mia famiglia e soprattutto aveva bisogno di gettare fango sulla procura di Milano che ha semplicemente fatto il proprio lavoro in maniera onesta?
Avendo assolto tutti e quattro gli imputati aveva già messo in discussione l’operato di tutti.
Che necessità c’era da parte di chi ha scritto la sentenza di accanirsi così contro chi la pensava diversamente? Tutto questo mi lascia dei dubbi. Oggi apprendo di non essere l’unica ad avere dei dubbi e ad essere critica nei confronti di quella decisione e di quella motivazione, che a me sembra troppo piena di ansia nell’affermare che su mio padre è stato fatto un perfetto intervento di polizia. Io a questo non credo e non crederò mai: e sinceramente penso che nel percorso della giustizia il modo in cui è morto mio padre debba essere di nuovo e giustamente rivalutato. Ci sarà l’ appello per la morte di mio padre, nonostante tutto siamo fiduciosi: mio padre avrà giustizia e fino alla fine non ci arrenderemo.