Riceviamo e pubblichiamo dalla collega Rai Laura Passetti
Un anno fa è stata fatta una selezione interna per individuare chi all’interno della Rai, nonostante abbia superato l’esame da giornalista e lavori con mansioni giornalistiche, non sia contrattualmente inquadrato come giornalista.
Partecipammo in quasi 200, tra programmisti registi, consulenti, tempi determinati e indeterminati. Superammo un test con le stesse caratteristiche di quello che dovranno affrontare i 5000 iscritti al concorso pubblico.
Dopo essere stati dimezzati, 100 di noi superarono le prove orali compresa quella di inglese e di tecnologia, prove anche queste del tutto simili a quelle previste dal concorso pubblico. Di questi 100, 74 hanno superato la votazione minima per cui giudicabili idonei. I primi 40 della lista corrispondevano ai 40 posti nelle sedi regionali previsti dal bando. Gli altri 34 dovevano servire come lista di ripescaggio nel caso ci fossero rinunce. Chiaramente di rinunce ce ne sono state solo due, perché se è da 20 anni che la Rai non fa un concorso pubblico, è da altrettanto che non concede niente a chi già lavora dentro e se possibile mette in atto tutte le strategie possibili per frustrare le aspettative di crescita.
Comunque se non ci fosse stata la storia del concorso pubblico, apparsa sui giornali pochi giorni dopo la pubblicazione dei risultati della nostra selezione interna, i 34 idonei della lista di ripescaggio si sarebbero messi l’animo in pace.
Di fronte alla notizia del concorso pubblico aperto a tutti i giornalisti d’Italia, pur lodando il tentativo di trasparenza della RAI, noi 34 “idonei”, appena selezionati, ci siamo chiesti, abbiamo chiesto all’Usigrai e all’azienda RAI come era possibile che ci mettessero in cantina così senza neanche dimostrare un briciolo di buona volontà nei nostri confronti. E questo perché? Perché la Rai doveva dare prova di una trasparenza tutta di facciata? Ma come, ci sono 34 collaboratori e dipendenti che lavorano in RAI, da anni, che fanno lo stesso lavoro dei giornalisti, però considerati di serie B perché senza contratto giornalistico, viene fatta una selezione che era un chiaro tentativo di censimento delle situazioni contrattuali fantasiose e scorrette, e di fronte a questi 34 che comunque negli anni hanno dimostrato professionalità e dedizione alla Rai, non si cerca in un qualche modo di trovare una soluzione positiva?
Era proprio necessario annunciare un concorso pubblico per 100 posti, immediatamente dopo la selezione interna? E’ così assurdo chiedere che prima, gli idonei selezionati nel 2013 vengano riassorbiti, se non altro per dare la dimostrazione che la Rai valorizza le risorse interne non perché raccomandate ma perché hanno superato regolarmente un concorso? Tutte domande che per ora hanno ricevuto risposte vaghe, ambigue e oscure.
Teniamo a precisare che non abbiamo niente contro il concorso pubblico, e comprendiamo lo stress dei 5000 iscritti in attesa di risposta da mesi, vorremmo solo non essere completamente sotterrati, per colpa di una sostanziale mancanza di visione che sappia valorizzare il potenziale professionale.
Anche questa è una lettera aperta al Presidente e all’AD della Rai, AD che per altro ha incontrato un nostro rappresentante, ha promesso di prendere in considerazione la stuazione e da maggio non si è fatto più sentire.
Grazie per l’attenzione
Laura Passetti
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