Il ricorso ai sensi della Carta di Firenze sulle sottoretribuzioni dei giornalisti collaboratori, avanzato nel 2013 dall’Assostampa Friuli Venezia Giulia e dal Coordinamento precari e freelance, è stato respinto dal Consiglio di disciplina nazionale dell’Ordine dei giornalisti, giudicandolo “improcedibile”. E ciò per la “carenza di competenza” del Consiglio di disciplina del Friuli Venezia Giulia, che in primo grado aveva deliberato di archiviarlo. Il direttore del quotidiano “Il Gazzettino”, per il quale si ipotizzava l’avvio dell’iter disciplinare, risulta infatti iscritto all’Ordine della Lombardia, e quindi il Consiglio di disciplina del Friuli Venezia Giulia “non avrebbe mai potuto decidere sulla sua condotta, non essendo un proprio iscritto”.
La sentenza, che però non ha disposto il trasferimento per competenza del fascicolo al Consiglio regionale della Lombardia, lascia esterrefatti l’Assostampa Fvg e il Coordinamento precari.
Infatti, in due anni di iter procedurali, e la produzione complessiva di quasi 50 pagine di memorie e dati, di varie pezze d’appoggio, l’indicazione di decine di testimoni e di un’audizione a Roma, l’esposto del Friuli Venezia Giulia è stato per due volte respinto, senza trovare sbocchi operativi.
Nessuno ha infatti dato seguito a quanto in realtà chiesto nell’esposto, cioè alla verifica di congruità delle retribuzioni dei collaboratori “a cominciare nelle maggiori testate della carta stampata ed emittenti radiotelevisive…”. L’Ordine del Fvg, che avrebbe potuto e forse dovuto trasferire l’incartamento agli Ordini regionali territorialmente competenti, deliberò invece di aprire un’inchiesta disciplinare nei confronti dei direttori di tre quotidiani (Il Piccolo, Messaggero Veneto e Il Gazzettino), notoriamente iscritti ad altri Ordini regionali. Poi il Consiglio di disciplina territoriale archiviò l’esposto, senza effettuare alcuna audizione o verifica, ritenendo di non “poter individuare giornalisti responsabili di violazioni deontologiche”.
Il ricorso al Consiglio di disciplina nazionale si è poi scontrato con vari vincoli tecnici. Fino a quando è emerso ciò che era già noto – per la decisione dell’Ordine regionale – e cioè che si parlava di direttori iscritti ad altri Ordini regionali. Conclusione: ricorso respinto, per difetto di giurisdizione territoriale. Senza che però nessuno, né prima né dopo, trasferisse le carte al Consiglio territorialmente competente.
L’Assostampa Fvg e il Coordinamento precari e freelance esprimono quindi sconcerto e disappunto; sia per il complesso e bizantino iter procedurale, svolto senza mai avvalersi della facoltà di procedere d’ufficio (pur richiamata con forza in varie occasioni dallo stesso presidente dell’Ordine, Iacopino), sia per le due sentenze di rigetto, dal sapore burocraticamente pilatesco a fronte di un problema noto e ben documentato.
Una situazione disarmante, tale da far oramai dubitare della stessa attuabilità della Carta di Firenze a tutela dei colleghi più esposti e ricattabili. Unica ragione, questa, per la quale era stata avviata l’iniziativa del sindacato e del Coordinamento precari del Friuli Venezia Giulia, pur consapevoli sin dal principio che non bastano le carte deontologiche per risolvere il problema del precariato giornalistico nel nostro Paese. Ma evidentemente, al di là delle buone intenzioni e delle belle parole, anche nel nostro Ordine professionale burocrazia e cavilli rappresentano un muro contro il quale vanno a sbattere le iniziative a tutela della fasce più deboli della professione.