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A Napoli quattro giorni di dialoghi sulle mafie

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Il Forum Universale delle Culture e l’Università Suor Orsola Benincasa propongono dal 5 all’8 novembre una discussione interdisciplinare e politematica sui fenomeni mafiosi. Una riflessione, a più voci dialoganti, sulla modernizzazione delle criminalità organizzate autoctone e straniere e sulle cause di un successo storico di lunga durata. La globalizzazione ha esaltato la capacità adattiva delle mafie che hanno reagito, al mutare delle condizioni storiche, metabolizzando gli elementi di novità senza alterare il proprio substrato culturale. Hanno integrato, elaborato e riadattato i modelli tradizionali superando indenni i diversi passaggi ciclici degli ultimi due secoli. L’adattabilità può essere paragonata al movimento di un pendolo che oscilla tra arcaismo e modernità: le evoluzioni imposte dalla società dei consumi di massa sono state incorporate realizzando una coesistenza di permanenze e trasformazioni che amalgamano innovazione e conservazione. Le mafie sono sistemi criminali duali che attraggono poli opposti: intermediano contesti distanti e diversi collegandoli. Nella prospettiva della globalizzazione le mafie si presentano come strutture ordinamentali complesse che hanno alcune caratteristiche specifiche: il polimorfismo, risultante dall’interazione di vari aspetti (crimine, accumulazione, potere, codice culturale, consenso); la connessione tra i network criminali e il contesto sociale; lo sfruttamento da un lato delle occasioni di sviluppo e del sottosviluppo, dall’altro dei centri e delle periferie; l’agire politico secondo il principio della “signoria territoriale”; la “transculturalità” determinata dalla condivisione dei codici culturali popolari; il “carsismo” che aumenta nei periodi di repressione e diminuisce nelle fasi di passività. La multinazionale mafiosa ha dimostrato che, al di là dello stereotipo Mezzogiorno come “questione sociale criminale”, esistono su scala planetaria condizioni sempre più favorevoli al radicarsi di fenomeni simili a quelli manifestatisi in quattro regioni meridionali, il che obbliga a rivedere le categorie con cui finora sono stati analizzate le mafie italiane (arretratezza, mentalità locale, omertà, familismo amorale, assenza di senso civico): si stanno radicando anche in realtà avanzate sul piano economico, sociale e civile, in particolare nel Centro-Nord del Paese. Se nella fase di transizione dal feudalesimo al capitalismo sono nate organizzazioni di tipo mafioso nelle aree dove non è riuscito a imporsi il monopolio statale della forza (mafia siciliana, triadi cinesi, yakuza giapponese), nei paesi a capitalismo maturo tali fenomeni si sono sviluppati e consolidati in presenza di determinate condizioni: immigrazione e difficoltà di integrazione, presenza di mercati neri e legislazioni proibizioniste, e specialmente convenienze locali. Le mafie hanno sfruttato le contraddizioni sistemiche determinate da squilibri territoriali e divari sociali globalizzati, soprattutto nelle aree del pianeta in cui l’unica possibilità di accumulazione è quella illegale. In particolare si è notato che nella competizione mondiale hanno inciso sulla riduzione dell’economia produttiva a vantaggio dell’economia finanziaria, la cui opacità rende più facile la simbiosi tra capitale legale e illegale. Tuttavia, bisogna resistere alla tentazione di generalizzare definendo la globalizzazione un meccanismo criminogeno, fondato sull’economia illegale e sulla clandestinità dei poteri decisionali. È necessario, piuttosto, approfondire alcuni aspetti economici, politici, culturali e civili che agevolano, grazie alle politiche neoliberiste e alla diminuita autorevolezza degli stati nazionali (come conseguenza della finanziarizzazione del mercato), la strutturazione di società mafiogene. Per tale ragione sono stati organizzati otto dialoghi in cui si confronteranno esponenti dell’accademia, della magistratura, delle istituzioni, della politica, dell’economia, delle forze di polizia, del volontariato, del mondo della cultura italiani e stranieri. I temi trattati sono numerosi: la scomunica dei mafiosi; il confine tra corruzione e mafia; la trattativa Stato mafia; l’economia mafiosa; la validità dell’antimafia sociale; le città criminali; il valore attuale della Commissione antimafia; il ruolo storico del pool antimafia; l’espansione delle mafia al Nord; il radicamento della camorra in Spagna; il narcotraffico e l’inferno messicano; le mafie della globalizzazione. Da Napoli per tre giorni si leveranno le voci di coloro che in Italia e all’estero, con strumenti diversi, combattono le mafie.


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