Appena arrivati in piazza della Repubblica, di prima mattina, colpisce l’incredibile quantità di bandiere rosse e volti giovani che si incontrano. Studenti, giovani, lavoratori, precari: tutti in cerca di lavoro, dignità, uguaglianza, non a caso le tre parole scelte dalla CGIL per la manifestazione odierna in piazza San Giovanni.
Sfila per le vie di Roma un corteo festoso ma, al tempo stesso arrabbiato, e i più preoccupati sono proprio loro, i giovani, privi di un futuro che non sia di precariato e incertezza.
Li guardi negli occhi, ascolti le loro storie: vengono da ogni parte d’Italia, c’è chi ha appena terminato le superiori e sta cercando un lavoro e chi, invece, ha deciso di iscriversi all’università, ben cosciente delle difficoltà che lo attendono, soprattutto dal punto di vista economico. Perché l’università costa sempre di più e le risorse delle famiglie sono sempre di meno, di borse di studio neanche a parlarne, i prestiti d’onore da noi non usano e, probabilmente, qualcuno di loro sarà costretto a fermarsi lungo il cammino.
Sguardi determinati, dunque, mentre accanto a loro sfilano i “nonni” dello SPI: gli stessi che li sostengono, non solo economicamente, gli stessi ai quali si sentono vicini e dai quali cercano di imparare il più possibile.
Ci sono anche i ragazzi dell’UDS, l’Unione degli Studenti, ma qui si intravede una prima frattura: i tre che incontriamo all’inizio del corteo non amano molto i coetanei della Rete degli Studenti (RDS), accusandoli di essere unicamente una formazione giovanile del sindacato, senza un’effettiva autonomia programmatica e di pensiero.
Diverse le sensazioni che si avvertono sfilando al fianco degli universitari dell’UDU: sono gli stessi che, qualche anno fa, hanno manifestato, protestato e animato cortei memorabili contro la riforma Gelmini e sono tornati in piazza di recente contro la proposta di riforma avanzata dal duo Renzi-Giannini. Volti giovani, certo, ma nei quali si legge la fierezza di chi ne ha viste tante, di chi è in lotta da anni e non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro, pronta a condurre nuovamente in piazza gli studenti e ad appoggiare le future iniziative della CGIL.
Sono ragazzi e ragazze che non esitano a definirsi “partigiani della Costituzione”; ragazzi che cantano “Bella ciao” e rendono omaggio a Peppino Impastato, scandendo con entusiasmo le note de “I cento passi”; ragazzi che cantano “Contessa” e ricordano i morti di Reggio Emilia (1960), fra cui il diciannovenne Ovidio Franchi, protagonista di una celebre canzone. Infine arrivano a San Giovanni e continuano a scandire slogan, a raccontare le loro storie e a proporre un’altra idea di società e di futuro. E quando torneranno a casa, ne siamo certi, vorranno subito tornare in piazza, in corteo, in assemblea perché sono i loro sguardi a dirci che, stavolta, questa piazza rossa è davvero l’avvio di una lunga battaglia per il lavoro e per i diritti.