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Telecamere oscene a disposizione del difensore di un feroce criminale

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Diciamo la verità. Chi ci guarda dall’estero stenta a credere a quanto è avvenuto oggi, martedì 28 ottobre 2014. Il Presidente della Repubblica si è sottoposto a tre ore di interrogatorio, tanto è durata l’udienza al Quirinale, sala del Bronzino dove si ricevono i capi di stato, da parte dei giudici della Corte d’ Assise di Palermo. Giorgio Napolitano ha deposto  nell’ambito del processo stato-mafia. Presenti gli avvocati di parte civile, il Comune di Palermo, e dei diversi imputati fra cui l’avvocato Luca Cianferoni, difensore di Totò Riina, come dalle cronache dell’avvenimento che, ovviamente ha avuto grande risalto. Non poteva essere che così. L’udienza era blindata ma appena è terminata, gli avvocati, con scarso senso di responsabilità, hanno fornito ai cronisti, in cerca dello scoop, le notizie, hanno occupato le telecamere, si sono esibiti in racconti, resoconti. Perfino alcune battute del Presidente sono salite all’onore della cronaca.  All’uscita dall’udienza sembrava di assistere all’uscita da uno stadio, microfoni e telecamere per soddisfare una curiosità morbosa. E i cronisti non si sono fatti pregare. Il rispetto per la massima istituzione dello Stato è finito sotto i piedi di una insana curiosità. E pensare che  il Quirinale, a gran velocità aveva rilasciato una dichiarazione molto chiara che riportiamo integralmente ed avrebbe dovuto essere sufficiente per i cronisti.

Il Colle spera nella velocità della trascrizione degli atti, è scritto in apertura. E poi: “Il  Quirinale auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l’acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all’opinione pubblica”. Si sottolinea che il presidente della Repubblica, ha risposto a tutte le domande e “con la massima trasparenza e serenità” i nostri cronisti-segugio per la felicità dei lettori hanno perfino notato che i magistrati sono entrati al Quirinale a passo svelto. Qualcuno degli avvocati ha raccontato anche una battuta del Presidente: “Pensate che abbia la memoria di Pico della Mirandola” avrebbe detto scherzando di fronte ad alcune domande dei pm. Altro siparietto: si viene a sapere che in un paio di occasioni ha chiesto al presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto, di poter rispondere  a domande del legale di Riina che la Corte non aveva ritenuto ammissibili. ”Presidente, se lei permette voglio accontentare l’avvocato”.

Già, l’avvocato di Riina, Luca Cianfaroni, che si è preso la scena inquadrato dalle telecamere, flash dei fotografi, quasi una star del mondo giudiziario. Ha avuto tempo e spazio a disposizione per una dichiarazione in cui fa di tutto per mettere in cattiva luce il Presidente della repubblica con argomentazioni speciose, insinuazioni. Ora è giusto che anche i più odiosi criminali abbiano il diritto alla difesa. Non è scritto da nessuna parte che abbiano anche il diritto alla telecamera. L’avvocato Cianfaroni ha a disposizione le aule dei tribunali. Napolitano addirittura ha risposto ad una sua domanda che la corte aveva respinto. E lui dice, al termine della deposizione di Napolitano, che  il Capo dello Stato “ha consultato delle carte durante la deposizione: lui ha avuto modo di avere quelle carte che il 15 ottobre sono arrivate dai pm di Firenze e che a noi parti private hanno richiesto una certa attività. Questo un teste normale non può farlo”.  Di più: “La verità ancora questo paese non è maturo per averla”. Sarà bene ricordare che il suo difeso è stato condannato a 19 ergastoli, che per tanti anni , da latitante se l’è spassata, vacanze al mare, ville lussuose, eleganti, con piscina, appartamenti blindati, soldi, tanti soldi, viaggio di nozze, latitante già da cinque anni. Le sue “bravate” le ha raccontate al suo compagno d’aria, Alberto Lo Russo, nelle ore d’aria nel cortile del carcere di Opera. Un feroce criminale.  Quelle telecamere a disposizione del suo avvocato non ci dovevano essere. I giornalisti sapevano bene chi era il suo difeso. Telecamere oscene.


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