Ormai più di un editorialista nella stampa italiana è convinto di una cosa che appare con maggior chiarezza agli osservatori stranieri della nostra politica: nel Partito democratico sono presenti due o tre partiti. Su quello che è per vendite il primo o il secondo(secondo i momenti particolari)quotidiano italiano, cioè la Re- pubblica Concita De Gregorio ha scritto una frase molto significativa: ” il partito del premier continua a racchiuderne due: uno dentro e l’altro fuori del Parlamento. Renzi parla agli elettori e al Paese e insegue un’agenda che sancisce una mutazione dei tradizionali tabù della sinistra. Il problema è che “la ditta”, come la chiama l ‘ex segretario Pier Luigi Bersani, almeno in una parte di deputati e senatori ubbidisce ad altre logiche. Esprime una nomenklatura selezionata dal predecessore, a volte troppo giovane e inesperta, svincolata da qualsiasi ubbidienza ai vertici; e appartenente ad una cultura distante e sicura di essere spazzata via con le elezioni. Per il partito berlusconiano, il problema è l’opposto perché l’uomo di Arcore ha paura di essere strangolato dal Patto del Nazareno che ha firmato alcuni mesi fa con Renzi. E così, sebbene Palazzo Chigi, stia tentando di realizzare alcune delle riforme che che a suo tempo aveva invocato il centro-destra, Forza Italia recalcitra perché tutti i sondaggi sono sfavorevoli per il partito dell’ex Cavaliere. A sinistra(o meglio nel maggior partito dell’attuale governo delle larghe intese c’è un leader pieno di energia ma vissuto da molti elettori del suo partito come un marziano. Il centro-destra non riesce ad uscire dalla sua crisi e finisce per lasciare un vuoto che è nello stesso tempo politico e sociale. Ci si chiede in questo momento due cose che preoccupa no gli osservatori, per la verità dei fatti più gli stranieri (soprattutto gli europei) che gli italiani: che cosa succederà nella penisola, a dicembre, quando in parlamento si porrà il problema della elezione del successore di Napolitano e si dovrà votare in maniera definitiva, per scadenza dei termini, la legge economica di stabilità. E’ questo il duplice interrogativo con il quale si rischia di chiudere il 2014 e dare inizio all’anno successivo.