L’ubbidienza è una virtù?

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L’ubbidienza è una virtù? Questa pratica viene tirata in ballo quando si scatena un potente conflitto tra la propria coscienza e la propria appartenenza. Quando non si può essere contemporaneamente coerenti con  l’identità personale e quella collettiva. E una delle due deve subire la prevalenza dell’altra. Alcuni parlamentari del PD dovranno scegliere se essere ubbidienti o dirompenti, quando il governo guidato dal loro segretario metterà la fiducia sulla legge delega per la nuova regolazione del lavoro (Jobs Act).
E peserà non la positiva proposta di semplificazione dei contratti o l’auspicabile traiettoria di reinserimento supportato degli espulsi, ma la depenalizzazione legale – e quindi etica – del licenziamento violento senza giusta causa. Che rimarrà senza il reintegro previsto per rimuovere una violazione sociale, ma solo con il risarcimento per compensare un danno individuale.
Allora, l’ubbidienza è una virtù?


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