L’esecuzione di Reyhaneh Jabbari è stata sospesa, non è chiaro se definitivamente o meno, apparentemente a seguito di un accordo tra la famiglia della condannata a morte e quella dell’uomo del cui omicidio Reyhaneh Jabbari era stata giudicata colpevole. Amnesty International ringrazia tutti coloro che hanno aderito al suo appello per salvare la vita di Reyhaneh Jabbari.
Di seguito l’articolo del 3 ottobre scorso che dava conto dell’imminente esecuzione
Dall’anonimato delle centinaia di esecuzioni all’anno in Iran, emerge la storia di una donna che tra pochi giorni rischia di essere mandata sul patibolo. Sospesa una prima volta ad aprile e poi il 30 settembre a seguito degli appelli provenienti da tutto il mondo, l’esecuzione di Reyhaneh Jabbari potrebbe aver luogo tra otto giorni.
Reyhaneh Jabbari è stata condannata a morte nel 2009 per l’omicidio, avvenuto due anni prima, di un ex funzionario del ministero dell’Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi. Dopo l’arresto è stata tenuta in isolamento senza poter vedere il suo avvocato e la sua famiglia per due mesi, durante i quali è stata torturata. All’inizio delle indagini, ha ammesso di aver pugnalato l’uomo alla schiena, reagendo a un’aggressione sessuale. Successivamente, ha riferito della presenza di una terza persona nell’abitazione, coinvolta nell’uccisione. Insomma, non sappiamo com’è andata: se Reyhaneh Jabbari abbia agito per legittima difesa o se un’altra persona sia intervenuta per fermare e uccidere l’aggressore. Ma è davvero importante, quando si tratta di pena di morte?
Invece di riprendere il conto alla rovescia verso l’impiccagione, le autorità giudiziarie iraniane sono chiamate da ogni parte del mondo ad annullare la condanna e aprire un nuovo processo. Che termini, in ogni caso, senza condanna a morte.
Qui, l’appello di Amnesty International per salvare la vita di Reyhaneh Jabbari.