L’Italia ha compiuto nei giorni scorsi il primo passo per realizzare una Carta dei Diritti di Internet, grazie all’impegno preso dalla Presidente della Camera Laura Boldrini che aveva incaricato una speciale Commissione di esperti, presieduta dal professor Stefano Rodotà. Il documento di 6 pagine che contiene 14 punti di indirizzo generale, verrà ben presto presentato a una delegazione dell’Unione Europea ed è “fondata sul pieno riconoscimento di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona”, anche perché, come ha ribadito la Boldrini: “non possiamo lasciare il web in mano ai potenti”: La bozza è già online sul sito della Camera e per 4 mesi, a partire dal 27 Ottobre, tutti potranno contribuire alla stesura del testo definitivo, suggerendo modifiche, integrazioni e cancellazioni. Insomma, una grande consultazione popolare su uno dei temi più dirimenti nell’attuale fase storica del progresso umano: la libertà della Rete. Ne abbiamo parlato proprio con Rodotà.
Perché la necessità di creare una carta fondamentale per i diritti su internet?
“Non è una novità: è una discussione cominciata qualche tempo fa. Sono anni che sottolineo non solo in Italia la necessità di creare una Carta dei diritti. Finora abbiamo avuto diverse iniziative: il Centro Berkman dell’Università di Harvard ha censito 87 dichiarazioni nel mondo, che sono quasi tutte esclusivamente di fonte collettiva, non statale, ma privata, e che hanno messo in evidenza la necessità di una carta dei diritti.
L’iniziativa italiana si differenzia da queste, perché ha sede a livello istituzionale, nella Camera dei Deputati. Naturalmente non significa che questo testo assumerà un carattere vincolante, ma evidentemente diventa un punto di riferimento per una discussione istituzionale, tanto che ci sono state reazioni molte positive da parte dei Parlamenti francese, inglese e tedesco.”
Quali sono le linee fondamentali su cui vi siete soffermati ?
“Anzitutto per evitare equivoci e critiche, che in questi casi si manifestano regolarmente, qui non siamo di fronte a regole che vogliono impedire l’esercizio della libertà; ma, al contrario, si vuole impedire che la libertà in Rete e, quindi, i diritti individuali e collettivi siano subordinati agli interessi economici e alle esigenze di sicurezza.
Ecco, perché parliamo di una dimensione costituzionale, perché vengono affermati principi e diritti. I principi di riferimento sono quelli classici: libertà uguaglianza e dignità. I quali, poi, si traducono in questo documento, anzitutto nel diritto a di accesso alla Rete, ad internet ,come diritto fondamentale della persona, poiché internet è ormai uno spazio nel quale si manifesta sia l’attività pubblica sia lo svolgimento della vita privata. E questo evidentemente è una condizione di eguaglianza.
Dal riconoscimento di questo diritto si trae immediatamente la conseguenza della necessaria “Neutralità” della Rete. Il che vuol dire, in primo luogo, che nessuno può essere discriminato ad esempio fornendo servizi migliori a chi può pagare di più . E questo è un principio che vale, non solo per quanto riguarda le pari opportunità delle persone, ma anche perché la rete possa funzionare in modo da offrire a tutti le stesse opportunità economiche.
Finora, quella che è stata capacità generativa della Rete, cioè la capacità di innovazione continua, è stata resa possibile proprio dal fatto che tutti hanno potuto muoversi in Rete in condizioni di parità. Non solo un sapere collettivo, ma questo garantisce anche la concorrenza in modo economico. Se elimino la neutralità i più forti potranno creare condizioni e impedimenti per coloro che vogliono entrare in concorrenza con essi.
Metterei in evidenza il fatto che garantire condizioni di libertà ed eguaglianza è una premessa indispensabile, perché sia resa possibile la partecipazione sociale e politica per tutti i cittadini nelle modalità nuove che la rete offre.
Questa Dichiarazione non è una dichiarazione chiusa, un testo consegnato come un prodotto finito. E’, al contrario, una base per una discussione più larga alla quale tutti potranno partecipare. Già oggi il testo della Dichiarazione si trova in Rete sul sito della Camera e dal 27 Ottobre ci sarà una vera e propria piattaforma strutturata, in modo tale che tutti possano fare le loro osservazioni, manifestare le loro critiche, proporre eliminazioni e/o integrazioni. Tutto questo materiale sarà poi utilizzato per elaborare la bozza definitiva della dichiarazione, che è stata concepita non come un affare interno ad uno stato, cosa che sarebbe ridicola, considerando il fatto che internet è uno spazio senza confini. Ma proprio per alimentare la discussione sovranazionale, in primo luogo in Europa, ma poi in aree sempre più vaste, a cominciare dall’America Latina, dove oggi vi è una grande sensibilità per questi temi, soprattutto dopo l’entrata in vigore di un’importante legge brasiliana.”
E comunque già si sono manifestate alcune critiche riguardo alla privacy e al diritto d’autore, nodi abituali nelle discussioni sulla Rete. “Per quanto riguarda il diritto d’autore abbiamo deliberatamente deciso di attivare questo punto molto delicato alla consultazione, che comincia a fine Ottobre. Su questa base e su quella di un’ampia documentazione che abbiamo già raccolto, il tema del diritto d’autore sarà certamente presente nella stesura definitiva della dichiarazione, tenendo però conto della novità proprio rappresentata dalla rete, dove la conoscenza ha assunto un significato tutto nuovo ed è anche il prodotto dell’attività di un numero sterminato di persone. Per la privacy abbiamo, da una parte tenuto conto delle elaborazioni già note, in particolare in Europa, dove la sua tutela è particolarmente intensa e dove è in corso di approvazione il Regolamento che la regolerà in modo più preciso, mettendo però l’accento anche sugli aspetti nuovi del problema. Come quelli che riguardano il fatto che la nostra identità è sempre più costruita da altri, che acquisiscono le nostre informazioni e che, soprattutto dopo il caso Snowden, bisogna porre limiti precisi alle raccolte di informazioni di massa e alla violazione dei nostri apparati informativi. Sono state manifestate preoccupazioni per quanto riguarda la tutela della privacy, soprattutto nella forma del diritto all’oblio, sottolineando come questo possa limitare la libertà d’informazione. Va detto però che si sta sviluppando una linea, nata negli Stati Uniti e che in Italia ha avuto già esplicito riconoscimento, che ad esempio le persone note e tutte quelle che ricoprono funzioni pubbliche non possono impedire l’accesso alle loro informazioni.”