Il nuovo presidente della Banca Vaticana, il francese Jean Babtiste De Frassu che, dal 9 luglio scorso, ha sostituito il tedesco Ernst Von Freyburg alla guida della Banca vaticana, si oppone – con tutte le sue forze – alle indagini della Procura di Roma sui trasferimenti dei fondi sospetti di un imprenditore già condannato in appello a maggio per una storia di tangenti che usava, per sfuggire alla giustizia, come schermo il conto di monsignor Bonicelli presso lo Ior. E’ noto che i conti dei correntisti italiani della Banca vaticana sono allocati su conti intestati allo Ior presso le banche straniere, come quello della rogatoria intestato al novantenne Bonicelli ma utilizzato anche dall’imprenditore Morzenti. La Procura di Roma indaga su un trasferimento di 360mila euro avvenuto il 24 aprile del 2006 presso il conto di Bonicelli, usato da Morzenti per le sue operazioni. I pubblici ministeri Rossi e Fava si sono rivolti ai colleghi svizzeri. Il procuratore generale del Ticino John Noseda è favorevole a fornire le informazioni richieste. I pm romani sono interessati ai rapporti finanziari tra il duo Bonicelli-Morzenti e la Teleinvest Sa del finanziere Renato D’Andria.
Però i PM non chiedono solo le informazioni di dettaglio sulle operazioni del 24 aprile 2006 ma vogliono conoscere tutti i movimenti del conto intestato allo Ior presso l’UBS. Se la Procura di Roma mettesse le mani sull’estratto del conto 50677-N, ovviamente non verrebbe scoperta la sorte di Morzenti e dei suoi soci ma verrebbero fuori i nomi di molti clienti della Banca vaticana. E’ un’indagine che dura da quattro anni ma la risposta dello Ior è stata categorica. Il nuovo presidente si è rifatto, come a lungo aveva fatto il suo predecessore Marcinkus, all’articolo 11 del Trattato tra La Città del Vaticano e l’Italia. A sorpresa proprio nell’era di un pontefice come Francesco che ha intrapreso una riforma profonda del Vaticano, il nuovo presidente si rifiuta di fornire le informazioni ai magistrati in Svizzera. L’opposizione dovrà essere discussa davanti al Tribunale federale della confederazione elvetica.
Son più di quattro anni che i pubblici ministeri romani indagano sullo Ior e sui tanti prelati che hanno permesso a evasori e riciclatori di far sparire le tracce dei loro soldi dal sistema bancario italiano. E sono arrivati all’imprenditore Giovanni Morzenti mentre indagavano sul finanziere D’Andria, finito a processo per una dichiarazione fiscale fraudolenta. D’Andria era anche beneficiario di un mutuo di 100 milioni di euro(33 dei quali già erogati) da parte di Unicredit, nonostante garanzie inconsistenti presentate alla Banca e Morzenti potrebbe aver avuto un ruolo nel farglieli ottenere.
Certo, il nuovo presidente dello Ior è arrivato proclamando che la banca di papa Francesco avrebbe dovuto caratterizzarsi per l’aiuto ai poveri e una maggiore trasparenza. Del primo aspetto non sappiamo ma il secondo manca ancora. Fino a quando Francesco sarà circondato dai lupi? E’ un quesito legittimo di fronte al nuovo scandalo.