Clausola di salvaguardia: una parolina che i non addetti ai lavori neanche notano e che invece può capovolgere il senso di una intera legge di stabilità. Perché significa che se i risparmi o le entrate non avvengono come previsto – di solito in modo equo – scattano tutti i rincari – non equi e indiscriminati – previsti nelle clausole di salvaguardia, appunto.
Renzi, come i suoi predecessori, ha fatto ricorso a questo meccanismo non a caso inventato da Tremonti, per far rientrare dalla finestra le ingiustizie formalmente deprecate nelle sue finanziarie.
Ma la manovra di Renzi nasconde bene altre iniquità, quando prevede tagli a Regioni e Comuni molto severi, dietro ai quali ci sono restrizioni dei servizi sociali essenziali per i cittadini (asili, trasporto pubblico, non autosufficienti ed altro), che potranno essere scongiurate solo con aumenti di imposte locali.
Così come è assolutamente insufficiente (un decimo di quanto servirebbe) il fondo per avviare i sussidi per i licenziamenti derivati dalla fine dell’art. 18 (fexsecurity), che fanno capire bene gli applausi della Confindustria e la manifestazione del 25 Ottobre della Cgil.
Ma allora non vi sta bene mai niente, diranno i suoi sostenitori, che chiederanno almeno di apprezzare la lotta all’evasione. Anche qui, invece, non c’è da essere soddisfatti. Perché parlare di meno di 4 miliardi di recuperi a fronte di oltre 100 miliardi di evasione è veramente irrisorio. E inoltre il Governo non è neanche sicuro di farcela. Ma non c’è problema: se fallisce nella caccia agli evasori, pagheremo tutti questo ammanco con altri aumenti di imposte.
E’ la clausola di salvaguardia, bellezza.
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