Cari lettori, che devo dirvi. Si impara sempre, tutti i giorni. Oggi scopro (Repubblica pagina 13) che addirittura “adoro” Matteo Renzi. Ho sempre detto che è un buon politico, anche quando si è mostrato cinico e privo di scrupoli (con noi “dissidenti del Senato” e più di recente con personalità come Bersani e D’Alema, cui dovrebbe rispetto almeno come fondatori del partito), ma in estatica adorazione del personaggio Renzi, proprio non mi ci vedo. Che volete? Ti telefonano, a te che hai fatto il giornalista tutta la vita, “una chiacchierata”, perché vogliono capire, che nemmeno scriveranno, e tu provi a spiegare. Poi eccoti in pagina. E poiché non sei Renzi, non sei il vincente, puoi essere “dissidente”, in cerca di visibilità, o vittima di una buffa sindrome di Stoccolma. Pazienza: siamo in pieno corto circuito politico mediatico. Ci sta, nella crisi che viviamo
A proposito, primo titolo di Repubblica: “Austerity, Parigi si rivolta alla Ue. L’ira della Merkel”. Del Corriere: “Strappo francese. Merkel non ci sta”. Della Stampa: “Austerità, l’Europa si spacca”. Non dico che la notizia non ci sia: il ministro delle finanze francesi ha detto che il rapporto deficit PIL si attesterà quest’anno al 4,4% ben sopra il parametro previsto del 3. E la Cancelliera ha ripetuto la solita frase: “i Paesi devono fare i compiti a casa. Ma né Le Monde, né Liberation, né Figaro, giornali francesi, e neppure El Pais, che non si lascia sfuggire mai nulla dei fatti di Francia, aprono oggi su questa presunta sfida all’OK Corral. Parlano del vecchio Chirac che appoggia Juppé contro Sarkozy, della sfida degli studenti di Hong Kong al potere cinese, del primo ammalato di Ebola negli Stati Uniti. E Libè, in pagina interna, liquida così la questione con queste parole drammatiche per i nostri quotidiani: “Budget 2015, lo stato stringe la cinghia….”les dépenses publiques diminuent de 21 milliards d’euros. La réduction du déficit public prendra pourtant plus de temps que prévu”. Tutto qui. Purtroppo non leggo il tedesco, ma se tanto mi dà tanto!
La verità vera (se si potesse dire) è che nessuno dei grandi giornali (italiani) e dei loro direttori crede che il governo possa fare quello che promette rispettando i vincoli dall’Europa. Corriere, Repubblica, Stampa sanno che ha ragione Massimo D’Alema quando dice in Direzione “la riforma del mercato del lavoro non si fa in recessione”. Oppure “sei bravo a parlare, Matteo, ma guarda che in Europa le capiscono, le balle”. Condividono i grandi giornali ma non lo dicono. E dunque preferiscono rappresentare un’orda di Galli guidati da un improbabile Asterix Hollande che marciano verso il confine tedesco e Angela Merkel che si prepara a scatenare la sua ordalia rigorista. Per chiedere implicitamente al Renzi: e tu, che farai?
Quasi quasi meglio il Giornale, che dedica tutto il centro della prima alla “guerra bestiale” in casa Le Pen. Il cane del vecchio Jean Marie ha sbranato il gatto della figlia, Marine. Poi titolo dedicato all’ultima esternazione di De Magistris, sindaco di Napoli, sospeso perché condannato (a un anno e 3 mesi) per intercettazioni illecite. “Napolitano fu indagato per tangenti. La vendetta del sindaco cacciato”. Storia vecchissima per la verità, ma che fa sempre brodo.
Il Fatto, invece: “Due della cricca al telefono. Rapporti massonici con Renzi”. Ecco, dunque, che torna il riferimento sui rapporti tra Presidente del Consiglio e Logge nascosto (perché meglio risaltasse?) nel noto editoriale, critico, di Ferruccio De Bortoli. Il Premier però risponde a Padellaro e Travaglio: “mai avuto a che fare con le logge, sono tutte chiacchiere”. Sempre il Fatto titola a pagina 4 “Bersani torna a casa. Leali con Palazzo Chigi”. Anche questa mi pare un po’ addomesticata, come notizia. Sono forse le minoranze Pd capaci di tenere il punto davanti al potere del premier e alle sirene del governo? Mai che no, per il Fatto! Il Corriere,invece, la racconta così: “Bersani tra rabbia e lealtà alla ditta. Voterà con il Pd ma niente lezioni dai 101”. Addirittura? Pier Lugi ha smesso la consegna del silenzio che s’era imposta? Ora indica in Matteo Renzi uno dei promotori della congiura dei 101 che ha affossato la candidatura di Romano Prodi a Presidente della Repubblica e rimesso Silvio Berlusconi al centro della scena politica?
A me sembra che il dissenso nel partito democratico si allarghi ogni giorno e si rafforzi. È vero pure che non trova uno sbocco immediato, perché nessuno dei leader pensa di potersi porre come alternativa a Renzi, Scissioni non se ne vedono, per il momento, ma il mare democratico è in gran tempesta. Questo sì.