Amref a Lampedusa per discutere di migrazioni e personale sanitario

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Amref sarà a Lampedusa dal 1° al 5 ottobre, ad un anno di distanza dalla tragedia del 3 ottobre 2013, nella quale morirono 368 migranti nel tentativo di raggiungere l’Italia. L’occasione è SabirFestival Diffuso delle Culture Mediterranee, promosso da Arci, Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Rai. Amref – da quasi 60 anni impegnata per la salute degli africani – porterà il suo contributo al dibattito ponendo l’attenzione sulla migrazione degli operatori sanitari: infermieri e dottori che dall’Africa si spostano per cercare lavoro nei cosiddetti Paesi “ricchi”.

Sabato 4 ottobre, dalle 9.30 alle 13, nella sessione tematica coordinata da CONCORD Italia dal titolo “Migrazione e sviluppo nel Mediterraneo”, inserita nell’ambito del progetto “More and Better Europe”, cofinanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero dalla Direzione Generale Cooperazione del Ministero Affari Esteri, si discuterà del diritto a migrare e di scegliere liberamente il luogo dove vivere cambiando le direttive europee (come la direttiva ritorno) e le leggi nazionali escludenti. Ci troveremo per dibattere proposte su come trasformare i partenariati di mobilità nel Mediterraneo in piani partecipati di sviluppo e cooperazione delle comunità locali, al Nord e al Sud del Mediterraneo, dando voce ai migranti e alle loro associazioni. AMREF, in particolare, ha facilitato la partecipazione di Abukar Aweis Mohamed, Infermiere Coordinatore e Consigliere Collegio IPASVI di Firenze, che racconterà l’esperienza del suo collegio nel sostegno all’occupazione e all’integrazione del personale sanitario migrante nel sistema sociosanitario nazionale. L’intervento di IPASVI Firenze integra una riflessione sul fenomeno della fuga dei cervelli da Sud, ma più di recente anche dall’Italia, prefigurando una strategia possibile e concreta di promozione della sanità pubblica attraverso il rafforzamento al personale sanitario.

Il principale obiettivo di Amref, infatti, è aiutare le popolazioni africane a costruire un futuro dignitoso per se stessi e per le proprie famiglie nei Paesi di appartenenza e nell’ambito delle comunità in cui vivono. Nel 2013 Amref ha aiutato 10 milioni 700 mila persone in Africa, formando 228 mila operatori sanitari in oltre 30 Paesi africani. Da questa eperienza Amref guarda all’Italia proponendo le sue buone pratiche nella previsione di una crescente interdipendenza tra Nord e Sud del mondo,

Ma accanto a questo, Amref sostiene anche con forza il diritto alla migrazione. Medici e infermieri migrano continuamente verso quei Paesi che offrono un migliore livello di formazione, salario e condizioni di lavoro. Tuttavia il fenomeno ha un impatto devastante sulla qualità ed efficacia dei sistemi sanitari africani, già estremamente deboli. Se nel mondo mancano 7,2 di operatori sanitari, solo in Africa ne mancano oltre 1,5 milioni. Con la migrazione del personale sanitario, gli investimenti fatti sulla loro formazione si volatilizzano. La carenza di personale sanitario è anche uno dei principali ostacoli nella lotta alle malattie, dalle più semplici alle più difficili come l’Hiv. Amref stima che una sola ostetrica potrebbe aiutare 500 madri a far nascere i propri bambini, ed invece ogni giorno in Africa muoiono 400 mamme per problemi legati alla gravidanza e al parto.

Se Amref opera in Africa attraverso progetti di sviluppo, non manca di appellarsi all’Europa e ai decisori politici per rafforzare il personale e i sistemi sanitari in una prospettiva di sostenibilità a livello globale. Secondo la Commissione Europea nel 2020 avremo una carenza di 1 milione di operatori. Alcuni Paesi Europei reclutano in giro per il mondo personale sanitario formatosi localmente. Questa per Amref – impegnata nella coalizione europea “Health Workers for All” (www.healthworkers4all.eu) che chiede una piena attuazione del Codice di Condotta dell’OMS per una presenza sostenibile di personale sanitario a Nord e a Sud – è una pratica insostenibile che alimenta disuguaglianze in salute e indebolisce i sistemi sanitari dentro e fuori l’Europa.

Queste attività sono realizzate nell’ambito del progetto “Health Workers for all and all for Health Workers” DCI-NSAED/2011/106, con il sostegno dell’Unione europea. La responsabilità dei contenuti dell’attività è unicamente dei partner del progetto


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