Molti criticarono Amirentesam: come si è permesso di fare una cosa del genere?
Eh sì, la ferita è profonda, visto che Gilani non solo condannò Amirentesam, che per quella immotivata condanna ha trascorso 30 anni in galera, ma fu responsabile di migliaia di condanne a morte di giovani iraniani, alcune delle quali trasformate in lunghi e dolorosissimi ergastoli. Cosa voleva Amirentesam, si chiesero in molti, voleva attirare l’attenzione?
Ora però tocca a lui. E’ stato nuovamente ricoverato per le conseguenze dei terribili danni causati da torture, detenzione in ambienti insalubri per lunghissimi, interminabili decenni.
Amirentesam, ex portavoce e caro amico di Bazargan, il primo primo ministero della rivoluzione iraniana poi scalzato dai khomeinisti, è stato visitato in ospedale da Mohammad Noorizad , giornalista ed ex “prigioniero coraggio” iraniano. Che è tornato a chiedergli, “davvero hai perdonato il boia dell’Iran? Davvero hai perdonato l’uomo che senza un motivo legale ti ha condannato, ti ha distrutto la vita?”
Malato, sofferente, afflitto da un’insufficienza cardiaca causata dai suoi seviziatori, con grandi difficoltà a parlare, Amirentesam si è fatto forza ed è riuscito a rispondere: “sì, l’ho perdonato, ma non per un fatto personale, né per dargli una lezione, ma perché non si può seguitare a rispondere a un delitto con un altro delitto, bisogna cambiare mentalità, altrimenti non si spezzerà mai questo circuito perverso per cui i dittatori cambiano ma la dittatura vive sempre!”
Il ragionamento di Amirentesam mi ha indotto a pormi una domanda: il presidente Rohani, quale attuale massima espressione del governo iraniano, intende fare qualcosa non dico per ripagare di tanta ingiusta detenzione Amirentesam, ma almeno per, come dire, “consolarlo”? O non intende fare niente? Come con Karrubi e Musawi…