Ventiseimila nuovi posti di sostegno sull’organico di diritto, per un totale di 90 mila insegnanti specializzati. Qualità e continuità le parole d’ordine dell’inclusione scolastica nel progetto del governo
ROMA – “Una scuola che include chi ha più bisogno”: è il capitolo che il documento “La buona scuola”, pubblicato oggi su passodopopasso.italia.it, dedica all’inclusione scolastica e alla disabilità. In una pagina di tre colonne, sono sintetizzati alcuni di quelli che il governo considera i nodi dell’integrazione della disabilità a scuola. “Una scuola aperta – si legge – è una scuola inclusiva anzitutto con coloro che hanno più difficoltà. Per questo sarà importante prestare una particolare attenzione alle politiche di sostegno ai ragazzi che presentano delle disabilità”. Al centro c’è la questione del sostegno, di cui vengono sintetizzate le ultime vicende: “La legge finanziaria del 2007 aveva previsto un tetto massimo nell’assegnazione del contingente sul sostegno, ma la Corte Costituzionale ha riconosciuto nel 2010 il diritto del disabile all’istruzione come un diritto fondamentale. Anche alla luce di questo, con il decreto n. 104 del 2013 è stato previsto un piano triennale di assunzioni per il periodo 2013-2015 che porterà ad un incremento complessivo di circa 26 mila posti di sostegno sull’organico di diritto”.
Grazie alle 13 mila assunzioni di quest’anno, quindi, e con le 8 mila del prossimo, “l’organico di diritto dei docenti di sostegno arriverà complessivamente a circa 90 mila. E tuttavia – precisa il documento – ciò ridurrà solo, senza eliminarlo, il divario tra organico di fatto e organico di diritto sul sostegno, che – senza ulteriori interventi – resterà pari a circa 21 mila insegnanti. Alle GaE (graduatorie ad esaurimento, ndr) dovrebbero essere iscritti oggi circa 14 mila persone con la specializzazione sul sostegno”.
E proprio sull’importanza della specializzazione dei docenti insiste il documento, perché “l’utilizzo di personale specializzato risponde al diritto dell’alunno disabile all’istruzione e alla sua crescita personale e risponde all’esigenza delle famiglie ad avere docenti formati e preparati rispetto alle singole patologie”. Specializzazione, quindi, ma anche continuità, perché “il continuo ricorso a supplenze non sembra aver favorito il rapporto di fiducia tra i docenti, le famiglie e questi ragazzi che hanno più degli altri bisogno di attenzioni e di insegnamenti specifici. La possibilità di un organico di sostegno stabile anche tra reti di scuole potrà aiutare a rispondere alle esigenze di garanzia dei diritti degli alunni e di miglioramento dell’organizzazione territoriale dei rapporti con le famiglie”.