Un incidente? “Non bisogna aver maneggiato la Beretta Mod 92 semi automatica e conoscerne il peso di quasi un chilo con proiettili 9 millimetri – scrive Roberto Saviano su Repubblica -, per capire che un colpo accidentale può partire (cosa che accade raramente) se l’arma cade o se impugnandola senza sicura e con il colpo in canna il dito nello sforzo della corsa fa scattare il grilletto: ma in quel caso è difficile che il proiettile vada a segno”. Per favore, non si parli di incidente. Sono le strade notturne, i quartieri più o meno disagiati delle nostre città che somigliano, ormai, a un nuovo Far West. Da un lato la sfida alla legge (come in un video gioco) di giovani con poche speranze e troppe bruttezze e volgarità da digerire. Dall’altro l’abuso della forza (nello stesso videogioco) da parte di chi indossa una divisa e maneggia un’arma.
“Rivolta a Napoli contro i carabinieri”, scrivono i giornali. Come a New Orleans, anche se là è il colore della pelle a rendere l’abuso più evidente. Qui lo scontro è fra un degrado (intollerabile) della società e uno (doppiamente intollerabile) dello Stato. Stato che – lo promette il Presidente del Consiglio – non si piegherà al “ricatto” dei 5 corpi di polizia (5 sono troppi – ha ragione Renzi – ma non è certo colpa di chi ci lavora) che minacciano lo sciopero non ricevendo da 4 anni quanto promesso in premi e avanzamenti di carriera. Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere: “Ci sono uomini e donne in divisa che lavorano fino a 15 ore al giorno pur sapendo di non poter percepire lo straordinario, altri che partono in missione senza alcuna certezza di ottenere il rimborso spese”. È vero. Ma forse sarebbe utile aggiungere che nelle forze di polizia ci sono donne e uomini generosi, che scelgono di combattere il grande crimine (talvolta protetto da potenti e politici) e abbrutiti che sfogano la frustrazione sul tossicodipendente, sul ragazzo di borgata, sul transessuale. Lo Stato dovrebbe premiare i primi, ma tenere a freno i secondi e se possibile educarli meglio.
“L’Italia entra in guerra contro i tagliagole”, Giornale. “La Nato sfida Mosca, cinque basi ad est”, Repubblica. A ciascun giornale la sua guerra. Marta Dassù scrive sulla Stampa che “un’Ucraina unita e interamente integrata nella Nato è uno scenario impossibile”. Ma lo è anche (ancora per qualche tempo) “un’Ucraina dimezzata che ha ceduto tutta la parte orientale del suo territorio alla Russia”. Dunque, ben venga la tregua tra Putin e Porošenko, Kiev resti città europea, ma la Nato si tenga alla larga dall’Ucraina, sia riconosciuta ampia autonomia alle popolazioni russe d’Ucraina. Dassù vuol chiudere “il fronte orientale” affinché “la vecchia/nuova battaglia attorno all’Ucraina non ci indebolisca a Sud”. Dove, invece, la coalizione (della quale faremo parte) serve a Obama soprattutto per ragioni interne, per dire che l’America non attaccherà da sola il Califfato, anche in Siria. La vittoria contro al Bagdadi potrebbero ottenerla solo truppe arabe e musulmane. Ma l’Occidente dovrà cambiare ancora molte cose nella sua politica, prima che per questo si creino le condizioni necessarie.
Pd. Repubblica crede che alla fine Renzi manderà Del Rio (il quale pare lo chiami “Mosè”) a fare il Presidente dell’Emilia Romagna. Susanna Camusso, in un’intervista alla Stampa, chiede al premier se consideri “lo sciopero un ricatto” e perché “il falso in bilancio sia stato rimandato, i tagli agli statali no”. Rosy Bindi insinua “che le donne ministro siano state scelte anche perché erano giovani, non solo perché erano brave, ma anche perché erano belle”. Padellaro, sul Fatto, parla di un Renzi Uno, brillante e disposto a discutere, che si è trasformato dopo il 40,8 per cento dei voti “nell’arrogante e logorroico Renzi Due”, al quale Marco Travaglio dedica un lungo elenco dei “faccio subito”, diventati “tra un attimo”. Titolo, il ballo del Bla Bla. Un “bla bla” in attesa degli eventi. Con Berlusconi che offre sostegno su guerra, giustizia, articolo 18 e un Premier che – secondo Repubblica – offrirebbe: “Più spese per la difesa se l’Europa mi fa sforare il patto di stabilità”.