da Dazebao news
Renzi, il destino dei sindacati non ci fermerà
ROMA – Matteo Renzi convince la larga maggioranza del Pd della bontà del Jobs act e del superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e spacca la minoranza del partito guidata ieri sera in Direzione da Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani: finisce con 130 voti favorevoli al documento del presidente del Consiglio, 20 contrari e 11 astenuti. Tra i no proprio quelli di D’Alema e Bersani, ma anche Pippo Civati, Felice Casson. Dei bersaniani hanno votato contro Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Gianni Cuperlo, Barbara Pollastrini, Roberta D’Agostini, Davide Zoggia, Cesare Damiano. Contro la relazione di Renzi anche il Francesco Boccia e Margherita Miotto. Astenuti invece i componenti di Areadem di Roberto Speranza.
È saltato quindi il tentativo di mediazione per arrivare a un documento comune messo in campo dal vicesegretario Lorenzo Guerini fino all’ultimo. «Trovo che discussioni come quella di oggi – ha detto Renzi nella replica – siano discussioni belle, anche quando non siamo d’accordo. Trovo che questo sia per me un partito politico, un luogo in cui si discute. Poi, mi piace pensare che in Parlamento si voti tutti allo stesso modo. È stata questa la stella polare quando ero opposizione nel partito, lo è a maggior ragione oggi».
Renzi dal canto suo, dimostra fin troppa sicurezza: «Credo che la gente stia dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati. Le cose possono cambiare in Italia. E cambieranno». «Noi – aggiunge – possiamo cambiare, dobbiamo cambiare. Dopo anni di stagnazione, io penso che sia arrivato il momento in cui l’Italia può realizzare cose che attendiamo da anni. Da quanti anni si parla di riforme del lavoro? Di riforma costituzionale e di snellire la burocrazia? Paradossalmente la crisi è la ragione per cui dobbiamo cambiare. Senza cambiamento è impossibile credere nel futuro».
«I sindacati – osserva Renzi – in questo momento sono contrari alle mie proposte. Io penso che il loro ruolo sia importante ma per me è importante dare il messaggio che, anche se i sindacati sono contrari alle mie proposte, per piacere ci lascino continuare e andare avanti. Il destino dei sindacati non ci fermerà».