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Nine eleven, 11 settembre. Caffè dell’11 settembre

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da www.corradinomineo.it

Oggi è nine eleven, come direbbe un americano, 11 settembre! 13 anni fa, alle 8,46 un aereo si schiantò fra il 94esimo e il 98esimo piano della Torre Nord del World Trade Center. Alle 9,03, quando tutti i televisori del mondo erano sintonizzati sulla scena a New York, un secondo aereo si conficco come una spina questa volta tra il 78esimo e l’84esimo piano della torre sud. 2.977 vittime, senza contare chi morirà negli anni a seguire di lavoro e malattia, per aver sgombrato i rifiuti, trattato i veleni, bonificato Ground Zero. Mi ha sorpreso un po’, ma anche sollevato, non trovare stamani le trite commemorazioni, retoriche e funeree, sulle prime pagine dei nostri giornali.

Eppure varrebbe la pena, per rispetto dei morti, delle loro famiglie e di tutti noi che siamo stati vittime, tentare un bilancio di questi 13 anni di “guerra islamista all’Occidente” e di “guerra dell’Occidente al terrore”. L’11 settembre 2001 un Presidente figlio d’arte, pigro e non troppo credibile, George W Bush, si scoprì predicatore cristiano (“apriva – scrive Buccini sul Corriere – le riunioni di governo con una preghiera al Padreterno misericordioso”) e in spada della civiltà contro la barbarie. 13 anni dopo, Afganistan (e Pakistan) sono ancora sotto minaccia talebana, l’Iraq (un tempo controllato da una borghesia militare sunnita e laica) è un luogo dove le tre principali etnie (sciita, sunnita, e curda) si scannano, mentre milioni di disperati cercano di scappare dalla Siria dopo oltre 3 anni di carneficina. Ben Laden è morto e al Qaeda conta meno, ma, con i soldi di paesi detti “arabi moderati” e con le armi lasciate sul campo dagli americani, un certo al Bagdadi ha proclamato tra Siria e Iraq il Califfato (musulmano sunnita) e sgozza, a favore dei social network, coraggiosi testimoni occidentali (finora tutti giornalisti) catturati dai suoi uomini in nero o comprati da briganti.

Di quel terribile 11 settembre penso di aver capito due cose. La prima, raccontata in un corto metraggio di Sean Penn: un vecchio vive nel buio, parla alla moglie che non c’è, annaffia una pianta morta. Poi crollano le torri, la cui mole oscurava la sua finestra, e il vecchio ora vede, si ritrova solo, la compagna è morta. E finalmente piange! Già all’inizio del secolo e del millennio il declino dell’Occidente come potenza e del dominio americano sul mondo appariva inarrestabile. A Obama, ci piaccia o no, è toccato il compito di liquidatore dell’impero – W Bush gli aveva dato il metadone, gli aveva venduto qualche anno di vita, esportando – diceva lui – la democrazia, ma anche bombardamenti al fosforo, Abu Ghraib e troppo misfatti diplomatici. La seconda cosa che credo di aver capito riguarda il campo avverso. Forse Mohamed Atta (il più noto degli attentatori suicidi) non voleva esportare l’islam a New York. Al contrario stava costruendo con quella barbarie un muro entro cui rinchiudere arabi e musulmani, sottraendoli all’influenza della società aperta, della democrazia, della modernità. Il Califfato e Al Bagdadi ne è l’erede legittimo.

È ora di chiudere le frontiere, scrive Vittorio Feltri sul Giornale: “nell’aprire le frontiere allo straniero ci siamo un po’ distratti, consentendo a cani e porci, soprattutto porci, di stabilirsi qui e di intraprendere sulla nostra terra la carriera di boia da esportazione nel vicino Oriente”. Per me Vittorio – lo dico con rispetto – resta prigioniero di Atta e di Bush, e ancor prima di un racconto mitologico (e falso) delle Crociate come risposta armata e vincente del medio evo germanico allo jihad musulmano. Papa Bergoglio, scrive invece Goffredo Buccini sul Corriere, risponde levando in alto la bandiera della povertà. Addirittura dice dei marxisti, “superstiti del materialismo storico”: «Ci hanno rubato la bandiera dei poveri. Parlando con loro si potrebbe dire: ma voi siete cristiani!» La sua risposta è strutturale, fondata sull’amore per il mondo e non sull’interesse di chi difende i propri lussi, ed è la sola che può avere efficacia. “È difficile negare – scrive Buccini- che libertà dalla fame e dalla paura, dignità e integrità della persona siano i soli valori universali a tutti comprensibili. Che una ragazza afghana preferirà di gran lunga togliere il burqa e sciogliere i capelli sul prato di un campus se solo avrà la possibilità di scegliere. Che un piccolo martire palestinese indosserà più volentieri una maglietta del Barcellona che una cintura di dinamite se sarà libero di optare. Libero davvero: dal bisogno e dall’ignoranza. Si diventa fondamentalisti per vuoto d’anima o di stomaco”.

Delle nomine, in fieri, di due giudici costituzionali e 8 componenti laici del CSM – titolo del Fatto: “Renzi mette mano sul CSM e Napolitano sulla Consulta” – avrò tempo di parlare. Così come, forse, tornerò sulla strana schizofrenia secondo cui sarebbe del tutto normale che a Montezemolo tocchi una liquidazione di 27milioni – è il privato, bellezza – mentre Bonaccini, chiamato da un giudice a spiegare in nome di quali regole abbia trattenuto 4mila euro di rimborsi dal Consiglio Regionale dell’Emilia, sarebbe, senza l’ombra del dubbio, un ladro di stato, affamatore di italiani tartassati dal fisco, esempio esecrando delle ruberie di casta.


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