Notte. Un inseguimento. Un colpo d’arma da fuoco. Un morto. Sembra la sceneggiatura di un film da ‘Far West’, di quelli che amava Howard Hawks ma è purtroppo vissuto reale. È quanto accaduto a Pianura, nel rione popolare denominato ‘Traiano’, la notte tra giovedì e venerdì scorsi causando la morte di un giovane di quasi 17 anni, Davide Bifolco. La ricostruzione dei fatti ripropone scene di vita quotidiana a Napoli. Tre ragazzi sul motorino, probabilmente senza casco. I carabinieri erano intenti, come nucleo radiomobile, a controllare la zona. Appena i tre vedono le forze dell’ordine sicuramente, come fa chi sa di non essere in regola, iniziano ad assumere quello che le cronache hanno definito ‘un fare sospetto’ ma che magari è attribuibile solo a paura. Dei tre ragazzi, infatti, solo Davide Bifolco era incensurato. Gli altri due, il 18enne Salvatore Triunfo ed il 24enne Arturo Equabile avevano piccoli precedenti penali.
Triunfo è alla guida dello scooter e decide di non fermarsi all’alt degli uomini dell’Arma. Dal momento che corrono per sfuggire al fermo, inizia un inseguimento che termina a Via Cinthia, nel quartiere di Fuorigrotta quando, urtata un’aiuola, il motociclista perde il controllo sbattendo proprio contro la gazzella dei Carabinieri. Pare che mentre uno dei due militari stesse cercando di fermare i ragazzi, all’altro sia partito un colpo che abbia ferito poi Davide Bifolco deceduto di lì a poco nel vicinissimo ospedale San Paolo, dove era stato trasportato.
Questi i fatti. Ma senza pretese di schierarsi da una parte o dall’altra verrebbe solo da riflettere sul ruolo che le forze dell’ordine dovrebbero assumere in una città così complicata come quella di Napoli. Bisognerebbe forse cercare di educare alla legalità proprio i giovani dei quartieri popolari o malfamati. Giovani che, di certo, dopo un episodio del genere continueranno a mantenere un atteggiamento schivo, se non ostinatamente minaccioso, verso chi rappresenta la legge. La stessa legge che, andando a spulciare il codice penale italiano, all’articolo 53 ricorda che « non è punibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi […]quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza […]e di impedire la consumazione dei delitti di strage». Casi che forse non erano contemplati quella notte. Resta ancora da capire come sia possibile che un’arma sia portata addosso, pena la stessa incolumità del militare, senza sicura inserita, tanto da far partire d’improvviso un colpo.
Napoli, oggi, quali che siano i fatti, piange ancora un suo figlio, strappato precocemente alla vita, peraltro ‘accidentalmente’. Questo pomeriggio ci sarà un presidio a pochi metri dal luogo dove è stato ucciso il 17enne Davide Bifolco per rappresentare «la nostra indignazione- si legge in una pagina facebook dedicata al giovane- e la solidarietà alla famiglia e agli amici di Davide come persone e abitanti di questa città». « Non si può perdere la vita così, perché le forze dell’ordine- si legge ancora online- credono di essere in guerra quando si trovano nei quartieri popolari». Con una connotazione ossimorica che quasi stride per l’accostamento, nello stesso giorno a Napoli alcuni ‘scugnizzi’ di via Duomo si intrattengono a giocare con un calciatore della squadra cittadina. Qualcun altro avrebbe gridato all’aggressione se si fosse visto circondato da ragazzi. Lui, Jorginho, li ha guardati e in barba al fatto che sia ovviamente illegale giocare a calcio sul sagrato della cattedrale si è messo a tirar calci con loro salutandoli con un «magari la prossima volta giochiamo un altro po’». La comparazione apparentemente ossimorica non stride affatto. Napoli è così, è piena di situazioni ai margini della legalità ma è forse molto più semplice recuperare questi giovani facendogli scoprire le positività della vita piuttosto che reciderne gli anni anzitempo.