BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Modica (Rg). Sotto scorta anche il giornalista Paolo Borrometi

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di Daniele Ferro

Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

DF

Da ossigenoinformazione

 

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”. – See more at: http://notiziario.ossigeno.info/2014/09/modica-rg-sotto-scorta-anche-il-giornalista-paolo-borrometi-47872/#sthash.SehdVXCB.dpuf

Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

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Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

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Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

DF

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Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

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Dopo che il 25 agosto hanno appiccato il fuoco alla porta di casa sua. Il corrispondente dell’Agi aveva già subito un’aggressione e varie intimidazioni

Dal 28 agosto il giornalista Paolo Borrometi, di Modica (Rg), vive sotto scorta protetto da due carabinieri e si sposta con la loro auto di servizio. Borrometi è corispondente dell’agenzia Agi e dirige la testata on line locale La Spia. La “tutela” (così viene chiamata questa forma di protezione delle forze dell’ordine) è stata assegnata al cronista dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Ragusa che si è riunito dopo l’ultimo atto intimidatorio: nella notte tra il 24 e il 25 agosto ignoti hanno appiccato il fuoco alla porta di casa di Borrometi, che  vive con la famiglia nel centro di Modica, al settimo piano di un edificio.

I PRECEDENTI – L’incendio non ha causato gravi danni perché la porta era blindata e ignifuga. L’episodio ha suscitato grande allarme perché Borrometi aveva già subito altre intimidazioni. A ottobre del 2013 sulla fiancata della sua auto era stata incisa la scritta “Stai attento”. Il 16 aprile scorso il cronista è stato preso a calci nella sua casa di campagna da due uomini con il volto coperto che gli hanno torto il braccio causandogli fratture alla spalla. All’inizio di agosto ha trovato una scritta sul muro davanti alla porta di casa: “Borrometi sei morto”.

LA SOLIDARIETÀ – Dopo l’attentato incendiario e l’assegnazione della scorta, la sezione di Ragusa dell’Associazione siciliana della stampa ha espresso solidarietà a Borrometi, definendo quanto accaduto “un nuovo atto intimidatorio, dopo la vile aggressione dello scorso mese di aprile ad opera di due uomini incappucciati, che alimenta la preoccupazione della categoria nei confronti di un giornalista impegnato quotidianamente nell’attività di cronista”.

Il direttore dell’Agi, Roberto Iadicicco, il 28 agosto è andato a Ragusa, dove ha incontrato il giornalista e rappresentanti delle istituzioni e ha affermato che “la tutela assegnata a Borrometi non protegge soltanto questo giornalista, ma la stessa libertà di informazione, che è un bene primario della società civile”.

Solidarietà è arrivata anche dalla redazione de La Spia, da altre testate locali siciliane e da alcuni esponenti politici, fra cui Beppe Lumia (senatore del Pd e membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Salvatore Calleri (assessore della Regione Sicilia e presidente della Fondazione Caponnetto), Mario Giarrusso (senatore del Movimento 5 Stelle), Luigi Ammatuna (sindaco di Pozzallo), Vincenzo Bramanti (presidente del Consiglio comunale di Scicli) e dal Coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra Ecologia e Libertà.

A Borrometi la scorta è stata assegnata poco più di un mese dopo quella data in Calabria a Michele Albanese, il giornalista che per primo ha scritto su un giornale la notizia dell’”inchino” reverenziale della statua della Madonna davanti alla casa di un mafioso durante la solenne processione religiosa di Oppido Mamertina in Calabria.

LE INCHIESTE DI BORROMETI – Sui vari episodi di intimidazione le indagini sono in corso e non si esclude che abbiano origine in ambienti mafiosi. Pochi giorni prima dell’aggressione di aprile, il cronista – riferendosi alle indagini per un omicidio che rimangono senza una pista – aveva scritto che “l’omertà è la forma mafiosa più grave“, invitando chi sa qualcosa a rompere il silenzio. Nelle ultime settimane il giornale online diretto da Borrometi ha pubblicato diverse inchieste in cui si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa come Vittoria e Scicli (il cui sindaco, Francesco Susino, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). Borrometi ha scritto inoltre articoli sulle corse di cavalli clandestine e ha pubblicato mappe della mafia in Sicilia con la suddivisione per provincia dei mandamenti mafiosi.

DF

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