Caro Massimo,
con la tua imminente conduzione televisiva a Ballarò si concretizza un desiderio, insomma erediti una sorta di lascito testamentario che idealmente ti fu assegnato in via Vigoni a Milano, in un giorno dei primi di marzo del 2007, in mia presenza. L’eredità a te consegnata si confronta con i “100 giorni milanesi con Enzo Biagi”, forse i cento giorni – uno dietro l’altro – più belli della mia vita. Enzo, dopo i cinque anni di assenza dagli schermi Rai per via dell’editto bulgaro, ritornava – siamo nel 2007 – in quella tv che ha amato per tutta la vita, come si ama una persona di casa. Richiamò al lavoro i collaboratori storici e tra costoro alcuni giornalisti provenienti da altre realtà, ma che aveva tenuto sott’occhio: Paolo Aleotti, Giangiacomo Schiavi e chi ti scrive quale autore e inviato. La stampa ci definì le new entry. Ricordo per filo e per segno le riunioni con Enzo in via Vigoni, nel proprio appartamento adattato a redazione e la “stanza delle bambine” a studio per la registrazione delle interviste di Enzo ai personaggi diversi. Alla prima riunione il direttore mise le carte sul tavolo. Avrebbe realizzato un nuovo programma, riproponendo il titolo RT – Rotocalco televisivo, il primo rotocalco di Rai, che Enzo aveva lanciato nel lontano ’62. “Riproponiamo Rt!” E proseguì: “Non c’è un’inchiesta sui nostri giornali e sulle nostre tv. Non raccontiamo più l’Italia, non è più il tempo dei Piovene e dei Barzini e di tutti quei giornalisti che andavano a scoprire storie nuove. Io non so più cosa succede a Reggio Calabria o a Bolzano, o cosa pensano davvero gli italiani: lo devo giudicare solamente da come votano. Ma cosa c’è nel cuore della nostra gente? Ecco con Rt, torniamo a fare giornalismo e non chiacchiericcio”.
E in quell’occasione svelò un desiderio, un auspicio, come una sorta di un testamento confidato da una persona che avvertiva il tramonto dei giorni. “Al titolo di Rt – Rotocalco Televisivo, aggiungerò ‘diretto da Enzo Biagi’. E quando chiuderò bottega, vorrei che Rt continuasse a esistere, diretto da una bella schiena dritta”. Fece poi il nome di un collega noto e affermato, sulla scena da tempo: “Sì, lo vedrei molto bene quale direttore in video di Rt, affiancato dal capobanda Loris Mazzetti che nessuno come lui sa governare la ciurma”. Loris, lì accanto, amico, allievo, collaboratore di lavoro e di vita di Enzo, non trattenne la smorfia di un’emozione innocente. Di getto chiesi a Biagi: “Oltre a Ferruccio chi intravedi tra i giovani giornalisti..?” Il direttore si alzò dalla sedia e scandì nome e cognome di un giovane collega: “Massimo Giannini! È uno che strada farà”.
Ecco, caro Massimo, l’eredità ricevuta.
La prima puntata di “Rt Rotocalco televisivo, direttore Enzo Biagi” andò in onda il 22 aprile del 2007. Enzo esordì: “Buonasera, scusate se sono un po’ commosso e magari si vede. C’è stato qualche inconveniente tecnico e l’intervallo è durato cinque anni. C’eravamo persi di vista, c’era attorno a me la nebbia della politica e qualcuno ci soffiava dentro… Vi confesso che sono molto felice di ritrovarvi. Dall’ultima volta che ci siamo visti, sono accadute molte cose. Per fortuna, qualcuna è anche finita”.
Poi gli schermi di Rai Tre mandarono in onda una lunga intervista di Enzo Biagi a Roberto Saviano, un incontro memorabile per un’intervista magistrale. E seguirono i racconti televisivi, con il primo reportage, un mio pezzo dedicato ai giornalisti uccisi nel corso del nostro mestiere, nel contesto della puntata sulle “resistenze”.
Ora, è alle porte il nuovo Ballarò, condotto da Massimo Giannini.. Caro Massimo, hai le carte in regola per condurre un settimanale autorevole, prestigioso, innovativo, al passo coi tempi. Soprattutto un settimanale di riferimento per la moltitudine di persone del nostro paese che vuole vivere in un paese normale. Come non potrei concordare con la linea editoriale da te prospettata nei giornali, radio e tv per il nuovo Ballarò? “Meno parole, meno opinionismo (per dirla alla Biagi, meno chiacchiericcio) e più fatti”. Già, più contenuti.
È una bella sfida. Il nuovo Ballarò continuando a confrontarsi con il suo pubblico tradizionale, spero rappresenti sempre più il settimanale di approfondimento televisivo seguito da un numero crescente di cittadini del nostro paese, desiderosi di una informazione al di sopra di ogni sospetto e da coloro che negli ultimi tempi si sono allontanati da Rai o refrattari a seguire la tv in generale.
All’ingresso Rai di viale Mazzini14, hanno dedicato una rosa a Ilaria Alpi, con una frase di Emily Dickinson: “Una parola è morta quando viene detta, dicono alcuni. Io dico che comincia a vivere solo allora”.
Sarà un bel settimanale, il tuo Ballarò, ricco di contenuti, parole, suoni e sequenze. Di un racconto italiano che porge lo sguardo pure oltre i confini. Ne sono certo. In bocca al lupo.