Il dibattito è aperto, personalmente sono d’accordo con Noury. Quei video truculenti che girano da settimane in rete e vengono, sia pure parzialmente o per fotogrammi, mostrati dalle televisioni e sulle prime pagine dei giornali, sono stati concepiti allo scopo evidente di alimentare proselitismo e propaganda, risultato che dicono in parte già conseguito. Dunque ha ragione Noury: “smettiamo di mostrare queste immagini”. Anche perché, aggiungo io, l’insistenza con cui vengono diffuse autorizza il sospetto che a motivarla non sia solo un (preteso) diritto-dovere dei giornalisti di pubblicare qualunque cosa risulti di pubblico interesse ma piuttosto l’interesse commerciale o anche solo professionale dei media a soddisfare la “pubblica curiosità”, che non sempre è “nel pubblico interesse”. Non è ovviamente la prima volta che si pone una questione del genere. E probabilmente è una causa persa. Ma fino dall’epoca dei volantini delle brigate rosse dopo il sequestro di Moro sono sempre stato convinto che un buon giornalista si rivolga alla testa piuttosto che alla pancia della gente, con un’esposizione dei fatti completa ma asciutta e rigorosa. Dove la spiegazione delle cause e del contesto è più importante del risultato emotivo. La domanda, sempre elusa perché probabilmente scomoda, rimane la stessa: informare o vendere?
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