La sua Mehari, portata in giro, simbolo della ricerca della verita’ che anima i cronisti veri. A Giancarlo Siani c’inchiniamo alla vigilia dell’anniversario della sua morte noi giornalisti campani e non solo. 29 anni dopo il suo assassinio una serie d’iniziative nel suo nome. Da non dimenticare non e’ solo il brutale omicidio di cui fu vittima, proprio mentre dopo una giornata di lavoro rincasava a bordo della propria vettura , ma anche la sua lezione silenziosa. Amava il suo mestiere , non lo scoop a tutti i costi, la sua straordinaria forza era la continuita’, la capacita’ di avere memoria dei fatti e di collegarli, senza il timore di poter in quel modo pestare i piedi a clan pericolosi. Questo modo da giornalista-giornalista, come ben mostro’ il film di Marco Risi “Fortapasc” a lui dedicato, dava fastidio eccome, fino alla pronuncia da parte della camorra della sentenza di morte. Ma il seme della sua passione e’ germogliato e per molti il suo comportamento professionale e’ diventato un modello. Di qui anche l’idea dell’ordine dei giornalisti della Campania di un corso di formazione dal titolo ” Giancarlo Siani e la deontologia del giornalista”. Affollata stamattina la sala di un noto albergo del lungomare. La parola al fratello Paolo, ad Armando D’Alterio ,oggi procuratore capo a Campobasso, tenace protagonista, all’epoca, della svolta nelle indagini che hanno portato alla definitiva condanna di autori e mandanti ( manca ancora il livello piu’ alto di collusione di alcuni ambienti politici con quelli malavitosi ) ed ancora al console generale di Francia Thimonier,al direttore di Liberainformazione Santo Della Volpe,al presidente dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli. La forza di Giancarlo resta in campo.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21