Silenziare chi dissente. O soltanto chi si assume la responsabilità civile di raccontare. Articolo21 non può rimanere indifferente di fronte alla sospensione dal lavoro dei due autisti della TPL di Roma, il consorzio che gestisce il 20% del trasporto della Capitale, a due giorni dalla messa in onda dell’inchiesta di Presa Diretta sul (mal)funzionamento del trasporto pubblico locale.
[http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7843cfc9-1e59-4378-b473-d20a5dbec393.html, a un’ora e 30 minuti]
Le motivazioni le mette nero su bianco l’azienda, nella lettera inviata ai due lavoratori, sospesi per aver parlato senza autorizzazione davanti alle telecamere di Riccardo Iacona. Ilario Ilari e Valentino Tomasone, questi i nomi dei due autisti, avevano accettato di raccontare lo stato dei mezzi che ogni giorno devono guidare, denunciando ciò che l’inchiesta ha ampiamente documentato: veicoli obsoltei, guasti ignorati, bandi di gara disattesi, cittadini costretti a ore di attesa, studenti che non riescono a raggiungere la scuola. Non un’intervista rubata, né incappucciata; non dichiarazioni coperte dall’anonimato, né fondate sul ricatto e nemmeno sulla convenienza: Ilario e Valentino hanno parlato a viso aperto, se ne sono assunti la responsabilità civile. E l’azienda invece di dare spiegazioni concrete, precise e fattuali sui problemi denunciati da Presa Diretta, ha risposto con una misura ritorsiva nei confronti di due delegati sindacali.
Esiste un precedente assai simile: nel 2003 quattro lavoratori di Ferrovie furono licenziati per aver concesso ai giornalisti di Report di salire su un treno durante un’inchiesta sulla mancata sicurezza nelle Ferrovie. La vertenza si chiuse solo con l’arrivo in FS dell’ex amministratore delegato, Mauro Moretti, che ne dispose la riassunzione. “Un comportamento di semplice buon senso che mette fine a un’ingiustizia”, commentò allora Milena Gabanelli.
Quel che si ripete oggi è un fatto grave che paventa uno scenario in cui chiunque denunci sprechi e malfunzionamenti debba temere ritorsioni. Un bavaglio che questa volta riguarda due cittadini, due lavoratori, ma che coinvolge tutto il mondo della comunicazione, visto che sono stati assunti provvedimenti per il semplice fatto di aver rilasciato un’intervista.
“Meno male che c’è che l’articolo 18 a fargli da scudo – dice Riccardo Iacona – altrimenti questi lavoratori se la passerebbero davvero brutta. Questa storia ci riguarda tutti – continua – perché si tratta della dignità del lavoro e la libertà di ciascuno di noi”. Con l’hashtag #iostoconilarioevalentino il giornalista di RaiTre chiede a tutti noi di non lasciare soli questi lavoratori che “cominciano una battaglia difficile, che certamente saranno molto preoccupati e non dormiranno la notte. Ilario e Valentino non hanno alcuna colpa – continua – se non quella di aver raccontato in TV ciò che tutti sanno: lo stato pietoso dei mezzi pubblici”. E si rivolge direttamente anche al sindaco Ignazio Marino chiedendogli di farsi carico di questa vicenda.
Articolo21 raccoglie l’appello di Iacona e promuoverà una raccolta di firme su Change.org per chiedere all’azienda il ritiro immediato della lettera di sospensione a Ilario e Valentino. “Trovo assurdo che Atac e TPL non abbiano risposto alle denunce contenute nel servizio – commenta Iacona – ma abbiano tenuto questo comportamento odioso nei confronti dei lavoratori”.