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Guai ai vinti. Il Caffè 30 settembre

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da corradinomoneo.it

I giornali non ci girano intorno. Chi ha vinto? Matteo Renzi: 130 sì. La minoranza s’è divisa e ha perso: 20 no, 11 astenuti. Ora si dovrà adeguare, dice Guerini. Per la verità sussiste qualche incertezza a leggere il documento presentato da Taddei per prendere nel sacco le minoranze. Infatti si promettere di estendere le garanzie a chi non le ha, di ridurre drasticamente il numero di contratti capestro a partire dai Co.Co-Pro, si annuncia la nascita di un’agenzia statale per il lavoro in modo che nessun disoccupato sia lasciato solo. Intenzioni lodevoli di cui la legge delega in discussione al Senato non parla affatto e che alcuni emendamenti delle minoranze miravano a introdurre. Il partito voterà questo emendamenti? Inoltre – sempre stando al documento – l’articolo 18 resterebbe nei casi di licenziamenti discriminatori (per ragioni sindacali, politiche, religiose, sessuali) ma anche per i licenziamenti “disciplinari”. Il Sole24Ore non ne è granché soddisfatto “Josc act: l’articolo 18 rimane nei licenziamenti disciplinari”.

E Berlusconi non si fida: “Vuol vedere il testo definitivo della riforma del lavoro”, scrive il Giornale.

 Il succo è però che il Pd s’è diviso in diretta streaming e in direzione è andato in scena il più aspro confronto di sempre. Per il Giornale si tratta della “Morte del Pd in diretta”. Per il Fatto, “Renzi sfascia il Pd e vince” ma Bersani lo accusa “usa il metodo Boffo”. L’ex segretario, in effetti, ha contestato sia la conduzione del partito (“ora mi danno lezioni sulla ditta”) sia la politica di Renzi. L’accusa a Renzi e ai suoi fedeli è di spaccare la sinistra, sputtanare chi la pensa diversamente, rovesciare le priorità (“la questione in Italia, e l’Europa lo sa bene, è l’infedeltà fiscale non la rigidità del mercato del lavoro”), di non perseguire una politica di sinistra (“c’è un deficit di capacità riformatrice, dobbiamo ridurre la precarietà non aumentarla”). D’Alema, poi, ha accusato il giovane premier di raccontar balle. “L’articolo 18 non è una tutela vecchia di 44 anni, è stato cambiato due anni fa, bisognerebbe monitorarne l’efficacia, non fare una nuova legge”. Per lui Renzi ha finora fatto molto e promesso troppo, si è circondato da un gruppo di consiglieri modesti “capisco che Stiglitz è un vecchio da rottamare, ma ha preso il nobel, premio che i nostri giovani consulenti non hanno ancora avuto la possibilità di ricevere”. Continuando così – ha detto esplicitamente – il Governo renzi andrà a sbattere e il Pd con lui.

 Anche Civati (“ ieri ho sentito il premier in Tv dire cose di destra”) e Cuperlo (“Matteo, non sei il ‘dominus’ del partito”) sono stati duri, ma il linciaggio mediatico, che ben conosciamo noi senatori “che perdono tempo per non perdere la poltrona”, ora toccherà ai vecchi, a Bersani e D’Alema. Ad opera vuoi di Pina Picierno (ieri da Floris) vuoi di Giachetti (“sono stati al governo migliaia di giorni e ancora pontificano” su La Stampa). Basta. Inutile farla lunga. Matteo Renzi l’ha voluta ed è ormai solo. Circondato da chi non potrà che dirgli sempre sì, chiedendogli in cambio qualcosa. È un uomo che viene dalla sinistra e dà ragione alla destra (la colpa della “palude” è dei sindacati e della lotta “ideologica” contro Berlusconi e gli “imprenditori che si spaccano la schiena”), che con il suo “Partito della Nazione” ( o Post Partito, Partito di Renzi) vuole sfondare al centro, che contrappone la (sua) politica democratica a un’altra  aristocratica (la nostra). E la sua politica consiste nel navigare sull’onda dei sondaggi, carezzare l’anti politica dalla parte del pelo (trasferendo la rabbia contro parlamento, regole costituzionali e avversari politici). Poi, dopo aver vinto,  cambierà – dice – Italia ed Europa. Prosit.

 Questo pomeriggio Renzi e Berlusconi manderanno mille deputati e senatori a votare scheda bianca per la Corte Costituzionale. In attesa di nuovi accordi o della conferma del duo Violante-Bruno. Voterò Carlassarre e Pace, come chiede Cittadinanza attiva. Per la verità avrei preferito Luciani (grande costituzionalista ma favorevole alla riforma Renzi del Senato) e Coppi (grande avvocato e difensore di Berlusconi), per dimostrare che si può trovare gente valida e autonomia persino tra gli estimatori di Renzi e di Berlusconi.

da http://www.corradinomineo.it


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