L’interesse per Gramsci mi ha accompagnato per buona parte della mia esistenza, da quando la mia carissima sorella Liliana mi donò le Lettere nella prima edizione (…). Frequentavo il liceo e fu proprio questo incontro a determinare la caduta di quell’involucro di pregiudizi e luoghi comuni che garantiva in un paese del Sud la formazione dei giovani figli della piccola-borghesia meridionale (…). In questo lungo arco di tempo ho seguito con attenzione la “fortuna” di Gramsci (…): in Italia, nel periodo tra la prima apparizione dei Quaderni e la fase di “oblio” degli anni ’90, era stata prodotta una grande mole di scritti sul pensiero del comunista sardo con interpretazioni diverse e anche discordi, una “contesa” appunto, mentre la ricostruzione della vita e dello svolgimento del pensiero risultava carente per difetto di documentazione biografica e di analisi storico-filologica (…). Così, mentre il confronto con Gramsci si svolgeva in una dimensione globale, con l’intervento di filosofi, politologi e “scienziati sociali” in tutte le parti del mondo, la “storia” di Gramsci in quegli anni, nonostante l’impegno di uno storico come Spriano, non veniva indagata e i difficili tentativi di penetrare la zona d’ombra venivano considerati con sospetto quasi fossero diretti a mettere in discussione la “storia sacra” del Partito nel suo punto critico più delicato, il rapporto tra Gramsci e Togliatti (…). Perché il segretario Gramsci, a un certo punto, sicuramente dopo il IV Congresso, scompare dai riferimenti del partito e riappare soltanto due anni dopo, quando L’Humanitè pubblica il referto Arcangeli? Emergeva così in tutta la sua gravità la “discussione” di Turi, cioè il grave contrasto che oppose Gramsci al “collettivo” dei comunisti detenuti a Turi e la conseguente lettera di denuncia al partito contro il segretario (…). Ho cercato di ricostruire lo svolgimento del pensiero gramsciano e nel contempo il travaglio fisico e morale a cui fu sottoposto Gramsci, con lo scrupolo di attenermi a quanto egli scrive e comunica e a quel che gli viene scritto (…). Su questi cardini si basa la mia ricerca, concentrandosi sui cinque anni della detenzione di Turi che offrono, tra i Quaderni e le Lettere la più ampia e più certa documentazione del percorso politico e intellettuale di Gramsci (…). Vorrei che leggessero questo libro giovani consapevoli che una nuova politica non si può fare senza cultura e che non vi è presente degno, né futuro se non c’è coscienza del passato.
Angelo Rossi, nato a Bovino (FG) nel 1933, è stato docente di filosofia e storia nei licei. Nel PCI, dal 1953, ha svolto un’intensa attività politica. Consigliere regionale per tre legislature, è stato presidente del gruppo comunista della Regione Puglia. Dopo la svolta della Bolognina ha aderito a Rifondazione comunista. Eletto Senatore nel 1994, è uscito da Rifondazione per dissensi sulla formazione del governo Dini. Autore di vari saggi storici, ha pubblicato il volume Gramsci tra Mussolini e Stalin , scritto in collaborazione con Giuseppe Vacca (2007), e Gramsci da eretico a icona. Storia di “un cazzotto nell’occhio” (2010).