I rapporti tra i politici e i magistrati, oggi come oggi, sono legati a un filo di comunicazione tra l’Associazione Nazionale dei magistrati e della maggioranza attuale che governa dall’inizio la legislatura e che probabilmente la governerà fino al completamento del primo quinquennio legislativo. L’Associazione nazionale magistrati ha scritto un documento chiaro ed articolato che reputa la riforma come un frutto evidente di “veti” e di “compromessi” che puntano più al mutamento dei processi penali e civili che alla riforma effettiva della magistratura italiana.
Di fronte a una situazione difficile e disastrata come quella dei magistrati che costituiscono un corpo centra le nella vita del Paese è arrivata una forte delusione. L’Associazione nazionale magistrati prevede che si verifichi in tempi ancora imprevedibili la modifica della prescrizione, che non venga toccata la riforma del 2005 (legge ex Cirami),legata al ventennio populista che ha devastato il Paese e si rivolga invece nella debole scelta di introdurre due nuove ipotesi di sospensione temporanea ed eventuale ed eventuale del suo ricorso.
L’intervento legislativo sulle impugnazioni sembra rinviato ai tempi incerti delle leggi delega e così si annunciano complicazioni nella disciplina che riguarda i tabulati telefonici (che sarebbe sottoposta al giudice delle udienze preliminari) e nella pubblicazione del testo delle intercettazioni nei provvedimenti giudiziari che potrebbe tradursi in una lesione dei diritti della difesa. Così di fronte ai nuovi reati, di cui si è parlato a lungo, di falso in bilancio (abolito, si ricorderà, dal primo governo di Silvio Berlusconi)e di auto-riciclaggio si avvertono le forti pressioni esterne perché diventino riforme di facciata proprio nel momento in cui il Paese è messo in difficoltà proprio dall’estendersi della pubblica corruzione e delle associazioni mafiose, non soltanto nel Mezzogiorno e nelle Isole ma nel Centro-Nord come ha dimostrato, in maniera evidente, la Relazione contenuta nel rapporto finale della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla mafia presieduta dall’onorevole Pisanu.
Il discorso di Maurizio Carbone, segretario generale dell’ Associazione nazionale magistrati, è sereno ma preciso: “E’ una riforma troppo frettolosamente definita rivoluzionaria. Non c’è traccia di interventi strutturali per un processo più efficace ed efficiente. Si inseriscono in un disegno di legge, con tutte le incognite dell’iter parlamentare, provvedimenti urgenti sul falso in bilancio e auto-riciclaggio e vengono ignorati dati europei che mettono la magistratura italiana al primo posti per la produttività nel settore penale e al secondo in quello civile.
Carbone ha dei dubbi anche sulla riforma del processo civile e li esprime con chiarezza: “Pur essendo positiva l’introduzione di strumenti tesi a promuovere la composizione extragiudiziaria delle liti, questi saranno poco efficaci se lasciati all’iniziativa volontaria delle parti, saranno gravati di maggiori oneri economici e non assistiti da forti incentivi e da sanzioni che scoraggino cause manifestamente infondate.” L’atteggiamento del presidente del Consiglio-pur preoccupato per la situazione delle primarie in Emilia-Romagna che resta per qualche aspetto difficile o addirittura paradossale-è quella,usuale, di andare avanti ad ogni costo.
Vedremo che cosa succederà nelle prossime settimane ma si può almeno prevedere che non sarà facile almeno nei tempi brevi arrivare a un accordo sulla riforma della giustizia.