In occasione della visita di Papa Francesco a Redipuglia in memoria dei caduti e delle vittime di tutte le guerre, pubblichiamo l’intervento di Flavio Lotti, coordinatore della Marcia PerugiAssisi del prossimo 19 ottobre, pronunciato ieri sera nella Basilica di San Francesco D’Assisi.
Cento anni fa scoppiava la prima guerra mondiale, lasciando sul campo più di 20 milioni di morti e 21 milioni di feriti, mutilati, invalidi. Le centinaia di guerre che sono venute dopo hanno causato più di duecento milioni di morti, senza contare i cosiddetti “danni collaterali” (altri milioni e milioni di donne, uomini e bambini uccisio dilaniati dalla fame e dalle malattie conseguenza delle stesse guerre) e l’immensa quantità di beni e risorse che sono stati distrutti e sottratti allo sviluppo dell’intera umanità. Sono numeri spaventosi e totalmente imprecisi. (Prima riflessione.) Nessuno sa quante sono le vittime delle guerre. Né di ieri né di oggi. Nessuno le ha contate o le ha potute contare. La guerra è un mostro spaventoso che continua a divorare vite umane anche quando le armi hanno smesso di sparare.
(Seconda riflessione.) I morti non sono tutti uguali. Quasi sempre noi contiamo i soldati (occidentali) ma non contiamo le altre vittime, e in particolare, ieri come oggi, non i contiamo i civili che nel frattempo sono diventati il 90% di morti di guerra.
(Terza riflessione.) Ma le vittime della guerra non sono numeri. Sono persone, bambini, giovani, donne e uomini di tutte le età. Ecco, la prima cosa che possiamo fare noi questa sera è cercare di dare un volto umano a ciascuna di queste persone: ai 100.000 chesono stati sepolti a Redipuglia, ai 20 milioni della prima guerra mondiale, ai 50 della seconda, ai 6 milioni della guerra in Ruanda e in Congo di 20 anni fa,ai 2200 uccisi nell’ultima guerra di Gaza.
(Quarta riflessione.) A quelli che ci dicono che la guerra è brutta ma inevitabile, necessaria, noi rispondiamo che la guerra è un omicidio in grande e come tale va trattato. Quando pensiamo alla guerra dobbiamo pensare a questa drammatica realtà. Quando pensiamo a una delle tante spaventose guerre in corso e non capiamo da che parte stare o ci viene detto di schierarci con gli uni contro gli altri, c’è una prima cosa importante che possiamo fare: stare dalla parte delle vittime, sederci al loro fianco, metterci nei loro panni. Ovunque esse siano.
(Quinta riflessione.) La commemorazione delle vittime di questa immensa tragedia ci deve aiutare a riscoprire il valore autentico di un bene superiore come la pace e a guardare alla realtà del mondo in cui viviamo con occhi nuovi e un nuovo atteggiamentodi responsabilità. “La pace è un dono troppo prezioso che deve essere promosso e tutelato” ha ripetuto molte volte Papa Francesco. “C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire!”.
100 anni fa, due soli colpi di pistola bastarono a dare inizio al secolo più violento della storia. Gli storici ci dicono che a quel tempo i governanti erano ciechi e la gente inconsapevole. Oggi la pace è nuovamente in grande pericolo anche da noi che,per 70 anni, abbiamo avuto la fortuna di non essere toccati direttamente dalla guerra. E’ la Terza Guerra Mondiale, ha detto nei giorni scorsi Papa Francesco. Ma noi preferiamo non vedere e rinunciamo a fare i conti con le nostre responsabilità. Questi 100 anni di guerre sono stati anche 100 anni di occasioni sprecate per dare alla pace un volto concreto. La pace affidata a generici appelli, a un interesse occasionale, a qualche intenzione di preghiera senza assumere un fattivo impegno è vuota e inconcludente, ha sottolineato il vescovo di Gorizia preparando la sua comunità ad accogliere il Papa a Redipuglia.
La pace è diritto e un bene comune che richiede di essere riconosciuto, promosso, applicato e tutelato da tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità e responsabilità, dalle nostre città fino all’Onu. Non è facile scrollarci di dosso l’indifferenza, l’egoismo, l’individualismo, la rassegnazione che ci hanno trascinato in questa situazione. Per questo ci dobbiamo aiutare l’un l’altro. La pace è un cammino e noi dobbiamo tornare a camminare insieme all’insegna della fraternità. Come faremo il prossimo 19 ottobre con la ventesima Marcia PerugiAssisi e un obiettivo ambizioso: chiudere l’era della Grande Guerra e dare inizio all’era della Grande Pace.
* coordinatore della Marcia PerugiAssisi